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Casini vuol riprendersi l'Udc Soprattutto i siciliani

Pier Ferdinando Casini

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Pier Ferdinando Casini riprende in mano la situazione. Non si lascia scavalcare dai siciliani del suo partito, non lascia che gli portino via deputati e prova a riprendersi intanto i suoi. E poi si propone, come già aveva fatto domenica a Chianciano in chiusura della festa dell'Udc, come lui unico ambasciatore, titolare della trattativa. Perché Pier pensa di non entrare in maggioranza ma è sempre disponibile a votare i provvedimenti sulla giustizia: si il legittimo impedimento (sul quale ha il copyright) sia il lodo Alfano costituzionale. Non è un caso che proprio Casini abbia qualche giorno fa annunciato di lasciare la commissione Esteri, dove solitamente vanno i leader ma in questo momento piuttosto d'immagine, per andare in quella presieduta da Giulia Bongiorno, decisamente più operativa. Un piccolo passaggio formale che dimostra un cambio politico sostanziale. Casini vuole giocare in prima persona. Un segnale chiaro gli arriva da Saverio Romano, il segretario dell'Udc siciliana, che lo aveva criticato proprio a Chianciano. Romano precisa: «Non ce ne andiamo. Ho solo espresso, insieme ai miei colleghi di partito, il dissenso sulla linea politica di Casini che ha chiesto le dimissioni del premier». Lui e altri tre deputato isolani (Calogero Mannino, Giuseppe Ruvolo e Giuseppe Drago) e al campano Michele Pisacane erano dati per prossimi all'adesione del gruppo di «Responsabilità nazionale». Mannino invece mette in chiaro: «Il nostro dissenso con Casini lo approfondiremo nelle sedi interne di partito. Una linea diversa - sottolinea Mannino - da quella portata avanti dal partito in questa legislatura. Contro tutti gli appelli - aggiunge il parlamentare siciliano - compreso quello autorevole lanciato dal Capo dello Stato, Casini abbandona la linea della responsabilità e chiede le dimissioni del governo. Noi abbiamo detto che dobbiamo stare ai fatti, visto che i finiani ribadiscono di volere sostenere Berlusconi. Il premier verifichi dunque la maggioranza in Parlamento, poi si vedrà». Alla domanda se il dissenso con Casini rischia di portare a una rottura definitiva, Mannino risponde: «Questo non si stabilisce a priori, sennò che verifica è?». E un segnale distensivo gli arriva anche dal capogruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, spiegando che si lavora a «un consolidamento di un progetto politico che deve vedere protagonisti gli interlocutori che hanno sin qui animato la coalizione di centrodestra e quanti in questa area potranno condividerlo. Anche quelli che guardano con scetticismo a questo percorso dovranno confortarsi con questo progetto. E lo diciamo con spirito costruttivo, ritenendo personalmente che l'Udc ed altri soggetti possano essere protagonisti di un processo bipolare. D'altra parte la recente storia italiana ha già dimostrato che "terzi poli" ci sono stati, ma non sono stati una realtà vincente. Nelle scelte dell'elettorato prevale la semplificazione».  

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