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E Di Pietro "scarica" Gianfry

Il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro

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«Gatta ci cova». Antonio Di Pietro diventa per un giorno Vittorio Feltri e si unisce alla lista di quelli che hanno più di un dubbio sulla estraneità di Gianfranco Fini all'affaire Montecarlo. Il leader dell'Italia dei valori parla a Repubblica.tv e va giù duro con il presidente della Camera. È convinto che Fini sia stato vittima di un «dossieraggio», ma aggiunge sornione: «Chi fa politica lo sa che può essere oggetto di attacco, anche a me è capitato. Fini non ha "chiuso il cerchio", e siccome non è scemo... gatta ci cova». Per il leader di Fli, continua Di Pietro, sarebbe «facile farla finita: basta dire "la casa di Montecarlo è di proprietà di..."». Perché, allora, si domanda, non spiega come stanno le cose? Una cosa è certa, rincara: Fini non può dire di non sapere. E, rimettendosi per un attimo nei panni di pubblico ministero, Di Pietro si lancia anche nella ricostruzione di quello che può essere successo quando il caso è esploso. «La prima cosa che ha fatto quando ha letto il Giornale», ha ipotizzato, «sarà stata chiamare il cognato e chiedere». Dunque la soluzione del «mistero» era lì, a portata di telefono. Per cui non ci sono altre spiegazioni sul silenzio di Gianfranco: «Se non lo dice è perché non lo può dire». La tesi di Di Pietro non è nuova: chi fa politica deve essere pronto a dare spiegazioni esaurienti, e il presidente della Camera finora non lo ha fatto. «Anche a me è capitato», sottolinea, rievocando l'inchiesta giornalistica de «il Giornale» di due anni fa. Anche in quel caso sotto osservazione speciale c'erano immobili entrati e usciti in modi sospetti dal patrimonio dell'Idv. Ma, ha sottolineato Di Pietro, «quando mi hanno accusato io mi sono sempre difeso mettendo le carte sul tavolo, sono andato dal giudice. Fini, invece, non ha ancora chiuso il cerchio». La conclusione è in tipico dipietrese: «Va bene il dossieraggio, ma chi fa politica non può non sapere che può essere rivoltato come un calzino». Ma il leader Idv ne ha avuto anche per il discorso di Mirabello. «Quello che dicevo io ieri, oggi lo afferma anche il numero due del Pdl che, nonostante abbia firmato quelle leggi ad personam, oggi sostiene di aver sbagliato tutto. Però dice anche rinnoviamo la fiducia a Berlusconi. Ma allora che c'ho scritto io, Giocondo?». La presa di distanza da Berlusconi, insomma, sembra tardiva. «Il vero pentito è quello che si mette il cilicio», ha rincarato. «Io non faccio sconti a Fini, mandi a casa Berlusconi. Deve essere coerente, altrimenti è furbacchione pure lui». Insomma, Tonino non ci sta a trasformare il leader Fli in una costola della sinistra: «Oggi tutti stanno a leccare la faccia a Fini, ma dove stava lui, su Saturno?»

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