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Maroni: "Pronti al voto, anche domani"

Il ministro  degli Interni Roberto Maroni

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L'ufficio elettorale del Viminale è sempre pronto. Anche per votare domani. E' quanto afferma il ministro dell'Interno Roberto Maroni a margine di una conferenza sull'immigrazione che si è tenuta a Parigi. "Con ieri - spiega Maroni - si sono aperti molti scenari come la fine traumatica della maggioranza e un immediato ricorso alle urne. Nelle parole di Fini non vedo la possibilità di andare avanti nella legislatura. In ogni caso condivido le parole di Umberto Bossi il quale ha sostenuto che il patto di governo c'è già ed è quello con i cittadini. Se i finiani rispetteranno questo patto si andra' avanti altrimenti l'ufficio elettorale del Viminale e' sempre allertato, e può preparare le elezioni immediatamente dopo lo scioglimento delle Camere da parte del Presidente della Repubblica".   IL LEADER DELLA LEGA - Umberto Bossi non vede novità nell'intervento di Gianfranco Fini a Mirabello: «ha dato ragione alla sinistra», dice ma poi conficca bene nel terreno i paletti della Lega: «La situazione ora è difficile, così è dura andare avanti, e come se il presidente della Camera avesse detto: 'non voglio accordi con il Carroccio, anzì ce l'ho con il Nord». Ma resta il fatto che il programma di governo deve essere esattamente quello che prevede il «federalismo». Un punto di non ritorno che i leghisti sintetizzano con questo concetto:o è così o si va al voto. «È rinata An e a questo punto - avverte il ministro dell'Interno Roberto Maroni - si dovrà valutare se andare avanti, Alleanza Nazionale assicura più gli interessi del Sud che della padania e vuole un nuovo patto di maggioranza, ma se cade questa maggioranza - prosegue - si va dritti alle elezioni e il ministero dell'Interno è pronto a organizzarle in pochi giorni». Il senatur attacca a testa bassa Fini spiegando: «Berlusconi doveva darmi retta, se si andava subito alle elezioni non ci sarebbero stati nè Fini, nè Casini nè la sinistra. Ora la strada è molto stretta e se il premier deve andare tutti i giorni dal presidente della Camera e dal leader dell'Udc a chiedere i voti allora è dura, la strada diventa molto stretta». Il Senatur difende anche il ruolo di Gheddafi sull'immigrazione, ruolo attaccato oggi dall'ex leader di An. Poi un altro colpo all'alleato sulla legge elettorale: «Riecco la banda Dc-Pci-Msi», dice prima dell'affondo finale: «Fini ha venduto il suo partito e non deve dare lezioni a nessuno». Quindi l'annuncio: «domani vedrò Berlusconi».

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