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Elisabetta-Claretta "Eroine da rotocalco"

La copertina di Oggi che ritrae Gianfranco Fini con Elisabetta Tulliani, le due figlie e la sua famiglia

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{{IMG_SX}}In Italia un tempo c'era il nepotismo, oggi c'è il cognatismo". L'ironia di Lehner, deputato del Pdl, racconta una verità: la "nobile" arte pontificia (e non solo) di far fare carriera ai nipoti non è più di moda. Ormai l'attenzione è tutta incentrata sulla figura del "cognato" che, con un rituale sempre uguale, riesce a trarre privilegi dall'influenza politica del compagno della sorella. In altre parole: più il politico è influente e la compagna è scaltra, più il "cognato" gode. Un copione già visto che da ultimo è stato perfettamente recitato dal "club" dei Tulliani, ma che, più di 70 anni fa, era diventato il filo conduttore dell'intricata storia tra Benito Mussolini e la sua amante Claretta Petacci. Elisabetta come Claretta. La prima compagna di Fini, l'altra amante del Duce. Due donne innamorate di uomini al vertice dello Stato con una cosa in comune: un fratello da sistemare. Un fratello al quale garantire un futuro migliore e per il quale sono disposte ad assillare il proprio amato fino a raggiungere lo scopo. E così da una parte c'è Giancarlo Tulliani, dall'altra Marcello Petacci. Da una parte l'imbarazzante storia del "cognato" di Gianfranco Fini che è riuscito a inguaiare il presidente della Camera abitando in una casa a Montecarlo lasciata in eredità ad An, dall'altra le vicende del fascistissimo Petacci per il quale la sorella Claretta non esitò a chiedere a Mussolini, tra le tante, anche una "raccomandazione" per evitargli il carcere. Ma se sul sodalizio dei Tulliani ormai si sono riempite pagine e pagine di giornali, per sapere qualcosa di più delle "spintarelle" chieste da Claretta al suo amato, basta leggere il libro di Mauro Suttora, Mussolini segreto. Un volume nel quale sono riportati i diari dell'amante del Duce e dove vengono rivelate le pressioni fattegli per risolvere le questioni dei propri famigliari. Un lungo carteggio ripreso in parte in un articolo scritto dallo stesso Suttora nel settimanale Oggi in edicola nel quale l'autore sottolinea come l'autenticità degli scritti sia stata garantita dall'Archivio di Stato che li ha resi pubblici dopo 70 anni. Ed è proprio del 1935 la lettera che Claretta scriveva a Mussolini parlandogli del fratello: «Ecco i documenti di mio fratello che Ella con tanta benevolenza mi ha richiesto e di cui vi è copia alla sede del fascio. Le sono infinitamente grata di quest'altra prova di affettuoso interessamento che Ella ha voluto darmi (...)». Un'ulteriore prova di «affettuoso interessamento» che sottolinea come la stessa Petacci sapesse quanto si fosse impegnato il Duce per aiutarla a sistemare le vicende famigliari e infatti, appena un anno dopo, torna alla carica. È l'ottobre del 1936 quando Claretta scrive di nuovo al Duce chiedendogli di proteggere il padre Francesco Saverio, medico del Vaticano, da un tizio con cui è in causa. Suttora riporta la lettera inviata a Mussolini dalla sua amante: «Perdonami se ti disturbo, se ti parlo di cose estranee al mio amore... ma come fare senza il tuo consiglio?». Ma è sempre il fratello il chiodo fisso di Claretta soprattutto quando, nel 1937, rischiava di andare in carcere e anche in questo caso il Duce sistemò tutto: «Volevano dargli niente di meno che la fortezza per una scemenza di così poco valore. Allora ho detto di andarci piano. Se la caverà con una decina di giorni di arresti semplici o di rigore, non so, che poi non farà perché lavorerà lo stesso». L'ultimo interessamento nel 1938: «Che fa il nostro? - scrive il Duce a Claretta riferendosi a Marcello - Hai ragione, a un certo momento bisogna sistemare un uomo, ormai ha trent'anni. Domani me ne interesserò, ora me lo segno». E Tulliani quanti anni ha? Trentatré. Ma, considerando che Fini e Elisabetta si frequentano ufficialmente da quando il "cognato" ne aveva 30, forse anche Gianfranco da qualche parte avrà scritto: «A un certo momento bisogna sistemare un uomo».

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