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Casini: «Pronti a larghe intese ma non contro Berlusconi»

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Ealla vigilia del vertice del Pdl che dovrà verificare i margini di tenuta della maggioranza dopo lo strappo con i finiani e con il premier che da tempo guarda con interesse ai centristi, il leader dell'Udc posiziona il partito, già impegnato in una campagna elettorale «preventiva». Anche se non mostra di credere troppo al voto anticipato («non serve all'Italia e neanche a Berlusconi che in fondo non le vuole perché rischierebbe di rafforzare Bossi»). L'ipotesi con indice di probabilità più alta, a parere di Casini, è che i finiani e il Pdl ritrovino l'unità e in questo caso «vadano avanti», visto che hanno vinto le elezioni. In una prospettiva diversa, invece, i centristi si dichiarano sempre favorevoli ad un governo delle larghe intese, per porre rimedio alla spaccatura del paese e a fare argine alla crisi economica. Ipotesi diverse sarebbero valutate «con molta, molta circospezione» perché l'Udc non sarebbe disponibile per un governo «contro» chi ha vinto le elezioni perché sarebbe troppo debole e avrebbe come unico risultato quello di spaccare ancora di più il Paese. Il leader centrista, ribadendo quindi la linea antiribaltone del suo partito, ricorda che «il capo dello Stato, se questo governo si dimettesse, ha il dovere di verificare se c'è una nuova maggioranza in Parlamento», ma «noi - spiega - dobbiamo fare valutazioni politiche e il Partito della Nazione difficilmente darebbe vita ad un governo contro qualcuno». Una posizione, questa, apparentemente inconciliabile con quella del Pd, come dimostra la replica di Maurizio Migliavacca, coordinatore della segreteria: «Cosa intende Casini per governo di responsabilità nazionale? Per noi significa avviare il superamento del berlusconismo e di quindici anni che nulla di positivo hanno portato al Paese». Se Berlusconi, aggiunge Migliavacca, «come dice Casini vince (non sempre) le elezioni ma non sa governare, che ce lo teniamo a fare?». Ad una nuova prospettiva pensa Massimo Cacciari spezzando ancora una volta una lancia a favore di Luca Cordero di Montezemolo: il suo ingresso in politica a sostegno di un grande centro - a suo dire - «imprimerebbe all'iniziativa una forza incomparabilmente maggiore, eliminerebbe il sospetto dei giochi inter-partitici e delle convenienze elettorali e darebbe un respiro sociale, senza il quale finirebbe travolto dalla tetra macchina da guerra berlusconiana». Me è un'ipotesi che non convince i centristi. «Montezemolo? Chiedetelo a lui - risponde Casini - certo ha detto cose di buon senso. Ma questo non significa voler fare politica...».

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