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Dalla radio a Facebook

Francesco Cossiga in radio

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Senectus ipsum morbus. Ha scelto questa frase Francesco Cossiga come «citazione preferita» sulla sua pagina Facebook: «La vecchiaia è di per sé un male». A parte il piccolo errore (Senectus è femminile, quindi il pronome ipsus andava coniugato al femminile, ipsa) bisogna riconoscere che parlare di vecchiaia e citare autori latini sul social network più famoso al mondo non è da tutti. L'ex presidente della Repubblica è sempre stato «malato» di tecnologia. Capace di appassionarsi ad ogni piccola novità, di passare dalla radio a Facebook con la facilità e la verve di un teenager, di restare al passo coi tempi, velocissimi, dell'evoluzione telefonica prima e informatica poi. La rete? Una risorsa, secondo Cossiga. Ma con le dovute precauzioni: «Sul web - diceva in un'intervista - bisogna andare solo con obiettivi precisi, altrimenti è come una droga. Anzi, peggio. Per questo lo proibirei ai bambini: per loro è molto meglio un buon libro». Un profilo Facebook sobrio, il suo: 2 foto, 82 amici (tra cui l'ex primo ministro israeliano Ehud Barak) e, alla voce «laurea specialistica», un lungo elenco: dall'Università di Sassari a Oxford.   La passione per la tecnologia ha accompagnato Cossiga per tutta la vita: «Sin da bambino - raccontava l'ex capo dello Stato - per pagarmi il cinema mi davo da fare in casa di mio zio aggiustando le lampadine e tutti gli altri aggeggi elettrici che c'erano». Il primo vero - e duraturo - amore, però, è stata la radio. «I0FCG»: questo il codice da radioamatore del senatore a vita. Tutto nacque dopo un brutto incidente d'auto: «Sono uscito fuori strada a duecento chilometri l'ora. Di notte non dormivo e ho iniziato a fare l'ascoltatore. Poi ho voluto fare il radioamatore attivo», raccontava agli amici. Nello studio della sua casa romana, nel quartiere Prati, un sofisticatissimo apparato radio si collegava, oltre che con le frequenza normali, con quelle dell'Esercito e delle forze dell'ordine. Durante il suo mandato presidenziale trasferì la sua stazione da radioamatore al Quirinale. La casa dell'ex capo dello Stato, completamente coperta da più segnali a banda larga, sembra un museo hi-tech super aggiornato. Cossiga aveva talmente tanti telefonini che nessuno, forse neppure lui, sapeva quanti ne avesse. Li comprava prima che uscissero sul mercato italiano. Li provava, li usava, li conosceva funzione per funzione. Gli amici, dovendo acquistare un cellulare, chiedevano consiglio a lui. Il suo telefono fisso, invece, aveva più linee, con diverse compagnie telefoniche. In più, era connesso con il centralino di Palazzo Chigi, del Viminale, del Senato e dei comandi generali dei Carabinieri e della Guardia di finanza. Fino al 2007, quando Cossiga rinunciò a tutti i diritti e i privilegi che gli spettavano come ex presidente della Repubblica, c'era anche un collegamento diretto con il Quirinale.   E poi computer di ogni tipo, fissi e portatili. Gli arrivavano dalla Cina e dagli Stati Uniti, prima che uscissero in Europa, con i software più sofisticati. Per non parlare delle ricetrasmittenti, di ogni portata e dimensione. L'altro grande amore del senatore a vita fu, invece, per qualcosa che rimane immutabile nonostante il passare del tempo, per un oggetto classico: i soldatini di piombo. Cossiga ne aveva un'infinità, bellissimi. Tutti esposti lungo i corridoi di casa sua. Ognuno nella sua bacheca di plastica. Poi le bandierine, in bella mostra sul tavolo del salotto. Adesso a mezz'asta.  

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