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Entrano in campo anche gli industriali

Il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia

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Hanno atteso una politica in grado di rilanciare l'economia. Hanno passato buona parte del loro tempo ad assistere al circo della politica. Ieri anche loro hanno fatto presente che questo clima non porta da nessuna parte. Basta con gli «insulti e i dossier» perché quello che serve al Paese per tornare a crescere sono riforme «chiare». Con questa invettiva la presidente della Confindustria ieri in un'intervista al Sole 24 Ore, la presidente Emma Marcegaglia ha rotto il silenzio dell'associazione.sottolineando come in questa fase della vita politica ed economica del Paese manchi una visione strategica mentre bisognerebbe mobilitare più investimenti e riformare il fisco. «Andando in giro per l'Italia come leader di Confindustria ascolto rabbia, amarezza, incomprensione per quel che sta accadendo: tutti sentimenti che condivido. È lo sconcerto per un governo, un Parlamento, una classe dirigente che non sa più dialogare, scontrarsi, discutere ma alla fine decidere e governare». Una situazione che produrrà «terra bruciata» dice e si chiede:«chi avrà la forza per avviare le riforme?». «Ci giochiamo il futuro del Paese - ha aggiunto la leader degli industriali - ed è sconfortante vedere che chi è stato eletto per governarci si perde in baruffe che nel futuro faranno arrossire in tanti. La nostra politica è ipnotizzata». Nel Paese c'è «amarezza», ribadisce, «che può trasformarsi in rancore» nell'assistere «da settimane a uno spettacolo di accuse, insulti, minacce, dossier: li abbiamo deprecati prima, quando li usava l'opposizione, li condanniamo ora. È una situazione indecorosa che non può continuare». Il governo «ha ricevuto la fiducia degli elettori? E allora basta con la politica debole e petulante, concentrarsi sui temi concreti e governare davvero. Questo noi pretendiamo dal governo». «Questo irresponsabile massacro deve finire», anche perché «se la politica non guida, lascia il passo a rancori e vendette e allontana le persone per bene». Non si «scherzi» però, pensando ad elezioni anticipate: «Vogliamo tornare alla prima Repubblica degli anni '70?». Non tocca a Confindustria dare soluzioni ma dico che non porta fortuna insistere sulle forzature. Abbiamo fatto delle conquiste faticose, il maggioritario, l'alternanza, non credo sia una grande idea tornare al proporzionale senza sbarramento dei partitini di un tempo». Un voto subito comunque «sarebbe un fallimento di tutto il centrodestra che ha avuto tre voti di fiducia dal Paese, politiche, europee e regionali, e aveva una occasione d'oro che ha sprecato». A prevalere oggi sarebbe «lo sconforto» che farebbe «bocciare» agli elettori «ognuno dei leader».

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