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Lega e Pdl lanciano la sfida del voto

Bossi e Berlusconi

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Nessun ribaltone. Quello che accadde nel dicembre del 1994 è ormai preistoria. Questa volta il Senatùr ha le idee chiare e per l'ennesima volta dà dimostrazione di essere il fedelissimo alleato sul quale Berlusconi può contare. E così, proprio nel giorno in cui prende piede l'idea del voto anticipato - e nella maggioranza già si fa strada l'ipotesi del 27 marzo — Umberto Bossi spara a zero. Non ha dubbi né sulla naturale alleanza tra Pdl e Lega, né sull'esito delle votazioni e tuona: «Insieme non avremmo alcun problema a vincere. Noi e il Pdl insieme spazziamo via tutti». E ancora: «Se sta con noi, Berlusconi vince». Un'alleanza messa in discussione nel primo pomeriggio di ieri quando, ad una precisa domanda sull'alleanza con il Pdl alle prossime elezioni, Bossì si sarebbe lasciato sfuggire un «vedremo», ma che immediatamente il partito di Via Bellerio ha rettificato: «Il suo "vedremo" era in risposta alla domanda sulla possibilità di elezioni anticipate e non alla certezza di un'intesa con il Cavaliere anche in futuro, certezza che non è mai stata messa in discussione». Il leader della Lega insomma è pronto e sta già preparando i suoi alla campagna elettorale anche se, incontrando alcuni giornalisti a Montecitorio, ha spiegato di non spingere per arrivare ad ogni costo al voto anticipato. Certo è che «sarà molto difficile andare avanti così», ha continuato Bossi dimostrando di essere consapevole che il cammino della legislatura ormai è tutto in salita. E allora, inutile farsi logorare da una continua conta all'interno della maggioranza come accadde ai tempi dell'ultimo governo Prodi, meglio rivolgersi agli elettori. Idea condivisa pienamente anche dal ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli («Se la maggioranza è in grado di rispettare gli impegni che ha preso con gli elettori va avanti, altrimenti si rimetta al giudizio del popolo») e che non spaventa minimamente Bossi, sicuro del sostegno della sua gente: «Il Nord è sempre pronto. Per noi è semplice: vinceremo». Sicurezza che il Senatùr è riuscito a trasferire anche ai propri fedelissimi come emerge dalle parole di Manuela Dal Lago, presidente della commissione Attività produttive alla Camera: «Siamo molto tranquilli. Nessuna preoccupazione, anzi, sempre più deputati e senatori della Lega hanno desiderio di andare a elezioni. Tuttavia il federalismo è diventato legge, e siccome siamo certi di tornare a vincere assieme al Pdl, allora completeremo anche l'iter dei decreti attuativi. Perderemo solo un po' di tempo ma ne guadagneremo in stabilità di governo». Bossi torna a definire la strategia del partito: elezioni se manca la maggioranza.   L'Umberto chiude così definitivamente la polemica che lo avrebbe detto disponibile a sostenere un ipotetico governo di transizione che garantisca l'attuazione del federalismo: «Non si inizia con Berlusconi per finire con Bersani. La gente non lo capirebbe...». Ed è lo stesso viceministro alle Infrastrutture Roberto Castelli che prosegue sull'argomento: «Siccome la Lega è l'ago della bilancia e noi non siamo disponibili a nessun governo tecnico, credo che Napolitano dovrebbe prendere atto che non c'è nessuna maggioranza possibile e quindi dovrebbe sciogliere le Camere e mandare al voto». Così, in un solo momento Bossi boccia l'idea di un governo tecnico e, soprattutto, esclude la possibilità che Giulio Tremonti, da sempre anello di congiunzione tra la Lega e il Pdl, possa guidare un altro esecutivo: «Non è mica scemo. Lui vuole bene a Berlusconi». Ma le ultime parole il leader del Carroccio le riserva al presidente della Camera Gianfranco Fini: «È al mare, lasciamolo al mare». Parole che ben fanno intendere il gelo che esiste ormai tra i due leader. Non resta quindi che aspettare che passino queste vacanze e poi si capirà quale fine farà questa XVI legislatura.

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