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"Così andiamo avanti" Il piano di Berlusconi

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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Silvio è preoccupato. È rimasto a Roma, a palazzo Grazioli. Ha visto il ministro della Giustizia Angelino Alfano e la prossima sottosegretaria Anna Maria Bernini. Ma soprattutto ha letto con attenzione i giornali esteri ed è rimasto impressionato da titoli e spazi riservati alla situazione politica in Italia. Per esempio il Financial Times che ha dedicato addirittura un titolo in prima pagina sullo strappo nel Pdl e nell'articolo si racconta come Berlusconi sia appeso . a qualche voto. Il Cavaliere sa benissimo che è in gioco la sua credibilità internazionale. E non è poco. Berlusconi in tutti i consigli europei, soprattutto i recenti, si è sempre presentato con un rapporto di forza. Scherzosamente anche in pubblico ha detto: «Sapete, sono il più vecchietto». E il più esperto. Basti pensare che ha presieduto tre G8 e all'ultima riunione il premier inglese, David Cameron, era addirittura al suo esordio. Berlusconi ha piazzato qualche zampata: è riuscito a bloccare la tassazione delle rendite finanziarie che tanto voleva Angela Merkel. E allora, confermare la stabilità è la parola d'ordine. Berlusconi ha parlato con il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, che gli ha ribadito come proprio la stabilità sia un fattore determinante per il debito pubblico e le aste dei titoli di Stato. E allora perché rompere con Fini? «Bisognava fare chiarezza», ha ripetuto il Cav a chi lo ha sentito al telefono in questi giorni. E ha sottolineato: «I continui distinguo di Fini, le liti, il senso di incertezza ci hanno fatto perdere circa cinque punti percentuali nei sondaggi. E poi anche i nostri elettori cominciavano a chiedersi: «Ma perché Berlusconi non lo caccia?». Solo una questione di tempo. E agenda. Ha atteso l'approvazione della Manovra, così come chiedeva l'Europa, e poi è andato allo show down. Ora si va avanti. Sì, ma come? È la domanda che gli viene fatta più spesso. Il premier sembra escludere allargamenti di maggioranza. «Casini non lo vuole la Lega. E poi come Fini sembra più interessato alla sua posizione personale che a quella del Paese», è il concetto ribadito. Piuttosto Berlusconi è convinto che la maggioranza dei 33 finiani non farà cadere il governo. I contatti in questi giorni non si sono mai interrotti: sa, per esempio, che alcuni hanno subordinato la loro adesione al gruppo Futuro e Libertà proprio alla fiducia nei confronti del governo. Il Cav ha parlato più volte bene di Roberto Menia: «È un mio sottosegretario, è una persone leale che le cose non le manda a dire». Sa anche che l'adesione al gruppo finiano è stata fatta anche sulla base dell'onda emozionale, del sentimento di solidarietà nei confronti del loro leader. Ma alla lunga prevale comunque il fatto che gli elettori non capirebbero un voto contrario all'esecutivo, soprattutto da parte di chi è al governo di Regioni e Comuni. Magari andando avanti è possibile che qualcuno torni a casa. D'altro canto, il documento dell'ufficio di presidenza non è stato categorico sotto questo punto di vista. Il pallino resta Fini. A palazzo Grazioli si segue con attenzione la storia della casa di Montecarlo data in eredità ad An, venduta a una società off shore e adesso divenuta dimora del fratello di Elisabetta Tulliani, la compagna di Fini. Una storia sulla quale il presidente della Camera non ha dato alcuna risposta, nessuna spiegazione di nessun tipo. Dunque Berlusconi non sembra guardare all'allargamento della maggioranza, a nuovi ingressi nell'esecutivo. Anche perché il solo pensiero che si apra un mercato delle vacche gli fa orrore. Piuttosto è probabile che si cerchi di recuperare coloro che sono stati eletti con le liste del Pdl, come i diniani Melchiorre e Tanoni piuttosto che andare a caccia di voti esterni. Su quali punti si concentrerà l'azione di governo? Il presidente del Consiglio sta pensando a un provvedimento che intensifichi la lotta all'evasione fiscale. E immagina di destinare i proventi alla riduzione del carico fiscale che grava sulle famiglie. D'altronde il secondo punto del programma elettorale del 2008 recitava: «Graduale e progressiva introduzione del "quoziente familiare" che tiene conto della composizione del nucleo familiare; abolizione delle tasse sulle successioni e sulle donazioni reintrodotte dal governo Prodi; graduale e progressiva diminuzione della pressione fiscale sotto il 40% del prodotto interno lordo in attuazione dei principi contenuti nella Legge delega per la riforma fiscale del governo Berlusconi; graduale e progressiva tassazione separata dei redditi da locazione; rilevazione sul territorio dei redditi delle abitazioni, ai fini della formazione del catasto; rafforzamento delle misure di contrasto all'evasione fiscale già contenute nella legge finanziaria del 2006 del governo Berlusconi». Ora, il primo paragrafo era l'abolizione dell'Ici sulla prima casa, un provvedimento già preso e che spesso non si ricorda. Anche per questo il Cavaliere vuole ricordare più spesso le cose fatte. Ha cominciato ieri con una nota sui provvedimenti della settimana: «Quattro provvedimenti contro tante chiacchiere. Nel corso di quest'ultima settimana il Governo ha ulteriormente rafforzato il proprio profilo riformatore». E si elenca: «È stata approvata la manovra economica, che ha messo al riparo l'Italia dalle conseguenze più gravi della crisi economica e ha posto le condizioni dello sviluppo. Con la manovra sono state approvate, tra l'altro, le norme che consentono a chi vuole intraprendere di farlo senza dover ottenere le molteplici autorizzazioni preventive ora necessarie che vengono sostituite da una sola autorizzazione successiva». Si ricorda poi che è passata al Senato «con il concorso di una parte dell'opposizione, una riforma fondamentale della nostra università sulla base del merito e dell'ingresso di giovani docenti e ricercatori». Quindi si sottolinea il nuovo disegno di legge sul cinema che «permetterà di ridurre l'intervento esclusivo dello Stato, di incentivare l'apporto dei privati e di favorire perciò un maggiore grado di autonomia e di libertà della cultura». Infine «il nuovo Codice della Strada, entrato in vigore, che consentirà di diminuire il numero degli incidenti e della mortalità sulle nostre strade». In vacanza si penserà al futuro, ma nel frattempo «l'operazione memoria» è già iniziata.

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