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La manovra di Giulio il duro divide l'Italia ma convince l'Ue

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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Potrebbe essere oggi il giorno più bello per il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. La sua manovra contestata e avversata in patria dovrebbe ricevere (il margine di errore è ridotto a frazioni infinitesimali) il beneplacito dei controllori di Bruxelles. E in particolare dell'Ecofin. «Diciamo che domani (oggi ndr) può essere un buon giorno per il bilancio pubblico italiano, per i nostri conti pubblici. Può essere, penso di sì, che domani (oggi) venga approvato il nostro bilancio» ha detto Tremonti intervistato dal Tg1. Il bilancio italiano, ha proseguito il ministro, è «in linea con le previsioni e in linea con le raccomandazioni che abbiamo ricevuto». Ciò «vuol dire che va bene anche la manovra, vuol dire che è stata giusta nel tempo e giusta nel quanto. Adesso in Europa siamo considerati seri ed affidabili. E abbiamo ragione di essere orgogliosi». Presidenti di regioni e amministratori di enti locali accuseranno sicuramente il colpo. Le loro proteste, giuste e sacrosante, si sono infrante sul muro del rigore finanziario europeo. Un aspetto prioritario per mettere al sicuro la moneta unica dagli attacchi della speculazione internazionale. Intanto è cominciato il rush finale della manovra correttiva al Senato. Il decreto legge sbarca oggi in Aula e il governo potrebbe accelerare la tabella di marcia presentando subito il maxiemendamento sul quale chiederà la fiducia, che potrebbe essere votata quindi prima di giovedì. Gli spazi per le modifiche sono ormai esigui ma ciò non toglie che il governo stia lavorando anche in queste sul capitolo dei tagli alle Regioni, che hanno causato la levata di scudi dei governatori anche di centrodestra. Escluso anche il cosiddetto «archeocondono» e cioè la possibilità di sanatoria per chi detiene beni culturali senza titolo. Continua invece la protesta assieme alle opposizioni anche delle categorie, tra cui in prima linea i diplomatici che hanno in programma per il 26 luglio uno sciopero, e i poliziotti. Il Sindacato autonomo mette in guardia dal rischio che la sforbiciata voluta dal Tesoro possa incidere addirittura sull'operatività degli agenti. Un altro fronte, poi, che l'Esecutivo non è riuscito a chiudere è quello con le Regioni. Certo è che la discesa in campo del leader della Lega Umberto Bossi in favore di una mediazione fra le esigenze di rigore dell'Esecutivo e quelle di cassa delle Autonomie sembra aver aperto un nuovo spiraglio che si potrebbe concretizzare, se non in manovra, con il federalismo. Il governo sarebbe al lavoro per introdurre la possibilità di rimodulare i tagli previsti per le regioni, collegando il provvedimento alla riforma federale. La riduzione dei trasferimenti per 8,5 miliardi, sarebbe infatti rimodulata attraverso il decreto sulla fiscalità delle regioni, provvedimento che arriverà dopo gli annunciati dl sull'autonomia impositiva dei comuni e sui costi standard.  

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