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Casa Scajola pagata con gli appalti Sisde

Il palazzo in via Fagutale a due passi dal Colosseo dove ha acquistato un appartamento l'ex ministro Scajola

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L'appalto per i lavori nella caserma dei servizi segreti gonfiato per pagare la ristrutturazione della casa del ministro di fronte al Colosseo, compresi gli interventi di piccola manutenzione: la procura di Perugia che indaga sulla «cricca» degli appalti aggiunge un nuovo tassello al filone di indagine che riguarda Claudio Scajola. I riscontri all'ipotesi investigativa che i magistrati Sergio Sottani ed Alessia Tavarnesi stavano cercando già da un mese, sono arrivati in questi giorni, in seguito agli accertamenti svolti dalla Guardia di Finanza, che ha sentito una serie di piccoli imprenditori che all'epoca dei fatti ottennero in subappalto la commessa per i lavori alla caserma Zignani, una delle sedi dell'allora Sisde (oggi Aisi) in piazza Zama, a Roma. Sarebbero stati loro, secondo quanto si apprende, a confermare che gli appalti per quella ristrutturazione furono gonfiati proprio per pagare i lavori nell'appartamento dell'ex ministro in via del Fagutale 2. Nessun elemento utile, invece, sarebbe emerso dai documenti relativi agli appalti della Zignani prelevati nella sede dell'Aisi. La «prova» che i costi della Zignani furono «gonfiati», insomma, sarebbe arrivata dalle testimonianze dirette di chi quei lavori ha effettuato: non le imprese di Diego Anemone - l'imprenditore ritenuto al centro della «cricca» degli appaltì - ma piccole aziende che hanno lavorato per lui in subappalto. Testimonianze che i magistrati hanno incrociato con quelle fornite dallo stesso servizio segreto civile. L'Aisi ha infatti inviato nei giorni scorsi un corposo fascicolo in procura a Perugia proprio relativo ai lavori realizzati nelle loro sedi: e dalle carte sarebbe emerso che con l'arrivo all'allora Sisde del generale Francesco Pittorru - «beneficiario», secondo gli inquirenti di due appartamenti pagati in parte con i soldi di Diego Anemone - gli appalti sarebbero stati «gonfiati».   L'appartamento in via del Fagutale 2 fu comprato da Claudio Scajola il 6 luglio 2004 e pagato ufficialmente 610mila euro. Secondo la procura però quell'appartamento fu pagato in realtà un milione e 700mila euro e la differenza di 900mila euro fu messa da Diego Anemone, attraverso l'architetto Angelo Zampolini, che ha confermato il fatto davanti ai magistrati.  

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