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La sinistra vuole pure il premio Tatarella

Il politico pugliese Giuseppe Tatarella

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Una polemica strumentale e meramente ideologica avvelena la XIII edizione del «Premio letterario Città di Bari - Giuseppe Tatarella». Lo scrittore Aldo Busi, selezionato tra i finalisti, ha preso le distanze dalla manifestazioni con dichiarazioni surreali e scomposte: «Voglio che il mio nome sia immediatamente ritirato. (...) Io non ho alcuna intenzione di far partecipare il mio Aaa! ad alcun premio letterario di merda, tantomeno a uno che porta il nome di Tatarella, un fascista almirantiano con la cui memoria non voglio avere nulla a che vedere». Maurizio Maggiani, chiamato a prenderne il posto, ha declinato l'invito: «Non vorrei essere un crumiro». Le accuse del «vate» di Montichiari (in passato anche collaboratore del settimanale conservatore Il Borghese) hanno acceso un dibattito nel quale alcuni ambienti della sinistra hanno colto l'occasione per sparare contro il nome del premio. In certe parrocchie, infatti, è inaccettabile che possa esistere un evento culturale intitolato alla memoria di un politico divenuto il primo vice presidente del Consiglio eletto nelle fila dei postfascisti, amato anche dai suoi oppositori (Nichi Vendola ne scrisse un memorabile elogio funebre sulle colonne di Liberazione). Raffaele Nigro, capolista trombato di Sel nelle ultime regionali e componente della giuria dalla prima edizione, in una lettera a Busi ha affondato il colpo contro «una destra pugliese che con scelta provinciale infantile e scriteriata ha imposto di marchiare questa manifestazione dedicata ai libri col nome di un politico e dunque con una coloritura politica precisa». Basta sfogliare l'elenco dei premiati per scoprire nomi sfolgoranti della sinistra, come lo storico marxista Eric Hobsbawm. Mentre non c'è nessun autore di destra... Nicola Lagioia, rampante romanziere gauchista, si è unito al coro dei censori: «Secondo me un premio letterario non deve essere intitolato ad un politico». Eppure era stato nella giuria del premio in passato, ma ai tempi non aveva mai espresso la sua contrarietà alla intitolazione... Pietrangelo Buttafuoco, rattristato, ha commentato così: «Se fra cent'anni istituissero un premio Vendola, sarei felicissimo. La politica è anche il luogo dove si liberano la creatività, il genio e la fantasia: qualità che Tatarella aveva e per le quali il popolo lo amava». Anche a sinistra, per fortuna non regna il conformismo. Roberto Cotroneo, autore de Il vento dell'odio (Mondadori): «È sgradevole che a Tatarella, artefice di una manifestazione culturale che non c'era, debbano toccare queste ingiurie postume». L'ex Lc Erri De Luca: «Non si capisce perché a un uomo di destra non si possa intitolare un premio letterario». Caustico Antonio Pennacchi: «Non stiamo mica parlando di un premio intitolato ad Adolf Hitler». Taglia corto Salvatore Tatarella, fratello del «vicerè delle Puglie»: «Pinuccio non merita questa guerra. Era un uomo di pace. Se fosse in vita, liquiderebbe questa polemica con un sorriso».  

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