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Ai consiglieri del Lazio rimborsi d'oro mensili

Il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini in Consiglio regionale

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Più di 4 mila euro al mese di «rimborsi» per ogni consigliere, che si aggiungono allo stipendio che varia da 8 a 10 mila euro. Rimborsi tra virgolette perché vengono stanziati automaticamente e non dopo la presentazione delle spese sostenute. Ogni mese la Regione Lazio spende più di 300 mila euro per assicurare che i consiglieri possano avere un filo diretto con i propri elettori. Soldi versati anche a chi di elettori non ne ha: i 13 eletti nel listino. Il meccanismo è collaudato da tempo: la Regione gira i soldi ai partiti che poi provvedono a trasferirli ai singoli consiglieri. Precisamente la Pisana stanzia 4.190 euro netti al mese per ogni componente dei gruppi politici. La formula magica è «Rapporto eletti-elettori»: il contributo mensile, che si aggiunge allo stipendio, è destinato a coprire le spese per rappresentare al meglio i cittadini nell'assemblea del Lazio. C'è chi affitta un ufficio, oltre a quello che gli spetta in Consiglio regionale, chi organizza pranzi e cene con gli elettori, chi «investe» in manifesti o in altre iniziative. Ma c'è anche chi quei soldi non li spende. E se li tiene. Perché è vero che è previsto un rendiconto delle spese (dove peraltro sarebbe facile far quadrare i conti) ma non tutti i partiti lo chiedono. Tant'è che ci sono alcuni consiglieri che raccolgono comunque scontrini e fatture varie benché non abbiano mai dovuto mostrarli. Ma questo è niente. Perché hanno diritto ai 4.190 euro mensili anche quelli che hanno conquistato il posto alla Pisana nel listino, cioè la formazione di tredici persone legata alla vittoria del candidato alla presidenza del Lazio. Tredici candidati (14 con il presidente) che non hanno speso un euro per la campagna elettorale e che, almeno di solito, non hanno particolari legami con il territorio. Anzi che spesso non hanno proprio consenso. Capita che il loro inserimento nelle liste sia dovuto al raggiungimento di equilibri politici. Tant'è che spesso finiscono nella lista «d'oro» collaboratori di consiglieri, di deputati o senatori. Capita. Anche perché le norme regionali prevedono che nella formazione collegata ai candidati governatori ci siano sette donne e sette uomini e siano rappresentate tutte le province. Un «incrocio» complesso che fa sì che spesso la quadra si trovi faticosamente e attingendo a candidati non proprio di primo piano. In ogni caso anche loro, che non hanno campagne elettorali da pagare o particolari spese da caricarsi, portano a casa i «rimborsi», arrivando a ottenere più di 12 mila euro al mese di stipendio. Non solo perché basta ottenere un posto da presidente di Commissione per conquistare anche 1.400 euro al mese in più di indennità, l'auto blu e qualche contratto per lo staff. Male che va si può fare il vicepresidente di Commissione (in tutto sono 36) e conquistare 700 euro al mese in più. Tutto a spese, ovviamente, dei cittadini. C'è soltanto un'unica consolazione. Non hanno diritto al contributo per le spese politiche, secondo un vecchio emendamento peraltro a questo punto poco comprensibile, gli assessori che non siano stati eletti in Consiglio. Facciamo i conti: ogni mese il Lazio spende per i contributi ai consiglieri regionali 305 mila 870 euro. Di questi, 54.470 vanno ai tredici eletti nel listino. Resta sullo sfondo la questione che si discute ormai da più di cinque anni: la modifica della legge elettorale con la cancellazione del listino. In quel caso il problema sarebbe risolto alla radice: niente più listino niente più consiglieri «miracolati». Meno spazio ai giochi di Palazzo e ai privilegi dei politici e più rilevanza ai cittadini. Se ne è parlato tanto ma al momento di votare non se ne fa mai niente e la legge resta quella. Se poi a qualche consigliere venisse in mente di togliere il contributo per le spese politiche (in fondo chi guadagna 12 mila euro può permettersi di pagare pranzi e cene con gli elettori senza altri rimborsi) sarebbe ancora meglio. Ma per ora non sembra che alla Pisana ci siano consiglieri con le forbici in mano.

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