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Ma il «tesoro» di Profumo è il Centro

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.Zaia ha più volte sottolineato che la linfa vitale del gruppo deriva dalle Fondazioni bancarie del Nord, quelle stesse che hanno appoggiato senza riserve gli aumenti di capitale e che quindi dovrebbero indurre Profumo ad avere particolare riguardo per quel territorio. Il che significa, secondo la Lega, che in virtù del peso che hanno queste fondazioni nella compagine azionaria di Unicredit, non sarebbero ammesse «attenzioni» a altre regioni che non siano quelle di riferimento del Nord. Il monito del leghista al quale non va giù che la banca di Profumo sia impegnata nell'operazione Sensi-Roma, non è nuovo. Già aveva gridato allo scandalo quando il banchiere decise di aderire al comitato per le Olimpiadi nella Capitale. In quella occasione Zaia aveva avuto uno scambio vivace di opinioni con Profumo e alla fine aveva detto al banchiere che «la Lega avrebbe vigilato sui soldi dei veneti». Passati i tempi in cui i fidi di Umberto Bossi limitavano la cupidigia finanziaria al Credieuronord, una banca di provincia dal destino incerto (tentativo di salvataggio della Bpl, e poi asse ceduti al Banco Popolare), ora la Lega decide di avere voce in capitolo nel primo istituto italiano. Ma su quali basi si reggono le esternazioni di Zaia? I numeri parlano chiaro. Unicredit è tutt'altro che un gruppo targato Nord Est. Già non lo era prima dell'acquisizione di Capitalia ma tanto più non lo è ora che l'istituto capitolino ha portato in dote un pesante radicamento nel Centro Italia con tutto quello che questo significa. L'istituto di Profumo è l'unico ad avere su Roma quasi 450 sportelli. «Siamo gli unici con una specializzazione per segmenti di clientela e un orientamento fortissimo al tessuto imprenditoriale locale. Per noi parlano numeri e fatti» affermano in Unicredit e respingono con vigore il tentativo di condizionamento della Lega. Nel Lazio, sommando le attività retail con il corporate, il private e Ucifin, gli impieghi sono quasi 33 miliardi di euro mentre la raccolta è pari a circa 27,5 miliardi. Nel Nord Est gli impieghi sono invece di 5,7 miliardi. Nella sola città di Roma il gruppo conta 447 agenzie che arrivano a 600 nella regione, numeri che le consentano di avere una quota di mercato del 20%. Rimangono forti, inoltre, i tradizionali legami con le istituzioni. Il gruppo gestisce la tesoreria di Comune e Regione (assieme a Bnl e Mps), della Provincia di Roma e del 90% degli ospedali romani. Guardando poi alle cariche all'interno del gruppo, il vicepresidente è lo stesso Fabrizio Palenzona che è anche il numero uno degli Aeroporti di Roma e componente del comitato esecutivo della giunta industriali di Roma. Si tratta di un collegamento con il tessuto vitale della Capitale e del Lazio che a dispetto dei mugugni leghisti ha il secondo pil del Paese. Complessivamente il gruppo Unicredit ha 4.200 filiali retail, 170 del private e 300 del corporate che, spiegano nella banca di Alessandro Profumo, sono equamente distribuiti sul territorio. Il che significa che non è stato in alcun modo privilegiato il Nord e questo smonta quindi la tesi di Zaia.

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