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Difesa disarmata dai tagli A rischio i nostri soldati

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.E questa volta la disfatta è provocata non dai cannoni nemici ma dai tagli della Manovra. A sostenerlo non è un parlamentare dell'opposizione, ma un lungo documento stilato dallo Stato Maggiore della Difesa e inviato agli stati maggiori delle forze armate rese pubblico da Grnet, nel quale vengono analizzate le conseguenze della Manovra, in alcuni casi giudicate «irreversibili». Ieri il Cocer interforze, con la benedizione del ministro della Difesa Ignazio La Russa, ha presentato il lungo elenco di «conseguenze irreversibili» provocate dai tagli alle risorse. Le proteste dei militari si concentrano su due punti fondamentali. Innanzitutto il blocco salariale per il triennio 2011-2013 ai livelli del 2010. La retribuzione delle forze dell'ordine è per buona parte legata all'operatività effettiva, spiegano i militari, il che comporta la necessità di compensi diversi. Il provvedimento poi romperebbe la relazione fra promozione e retribuzione: degli avanzamenti si salverebbero i soli aspetti giuridici, non i benefici economici, con conseguente compromissione della meritocrazia e della struttura gerarchica militare. Per i rappresentanti dei Cocer, il provvedimento non sarebbe equo, anzi addirittura sarebbe «incostituzionale nei tagli alle retribuzioni». Ad esempio un capitano promosso a maggiore vedrebbe ridotto il suo reddito del 36 per cento mentre un dirigente pubblico con reddito di 100 mila euro solo dello 0,5 per cento. Se i tagli previsti dalla manovra al Comparto Difesa e Sicurezza non saranno rivisti per garantire la tutela personale militare, il generale Domenico Rossi, presidente del Cocer interforze, rassegnerà le sue dimissioni. «Se il governo porrà la fiducia sulla Manovra, non ci sarà trattativa e l'unico referente sarà Berlusconi- ha spiegato il generale Rossi -. A lui lancio il mio appello, chiedendo per le forze dell'ordine lo stesso rispetto dimostrato alla Confindustria. Con Emma Marcegaglia c'è stato dialogo. Nonostante i vertici politici condividano le nostre rivendicazioni, invece, a noi non è stata ancora chiarita la volontà politica del governo, fra emendamenti strani che vanno e vengono, come quello sul taglio delle tredicesime». Il documento dello Stato maggiore della Difesa, titolato «Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria», sottolinea la «significativa incidenza» nel trattamento economico del personale e sugli stanziamenti di bilancio. Questo secondo lo Smd rischia di portare alla «paralisi dell'organizzazione militare, la compromissione dello strumento militare, e la sicurezza del personale». Segue un lungo e dettagliato elenco di tutti i settori dove la Manovra andrà ad incidere: dalla sicurezza dei nostri soldati all'estero all'assistenza medica; dalle attività di protezione civile fino al finanziamento della Croce Rossa che «subiranno un inevitabile arretramento». Nello specifico, lo Stato Maggiore della Difesa ipotizza un taglio lineare del 10 per cento che «inciderà pesantemente anche sugli stanziamenti relativi all'esercizio, già considerevolmente ridotti dalla precedente manovra». Si riducono poi del 20% rispetto al 2009 le spese per studi e consulenze - il che significa la «necessità di ridurre le spese che la Difesa sostiene per consulenze ed onorari ai medici civili, psicologi, biologi, veterinari, chimici, indispensabili per sopperire alla carenza di personale militare specializzato» - e quelle per convegni e cerimonie. Il taglio più consistente, del 50% delle disponibilità rispetto alle spese sostenute nel 2009, riguarda però le missioni nazionali ed all'estero. Come soluzione lo Stato maggiore della Difesa propone un emendamento che punti ad escludere dai tagli il bilancio della Difesa, «al pari di quanto già previsto per le forze di polizia, Vigili del Fuoco e magistratura». Altri due punti su cui i tagli andrebbero ad incidere pesantemente sono il parco mezzi e gli stipendi dei militari. «Il parco mezzi è vetusto e ciò implica l'esecuzione di onerose manutenzioni periodiche e programmate, indispensabili a garantire l'efficienza e la stessa sicurezza del personale». La prevista introduzione di un tetto di spesa relativo a tali attività renderebbe inevitabile una riduzione della capacità dello strumento militare. Quanto agli stipendi, il congelamento del trattamento economico «comprometterebbe in modo irreversibile la funzionalità dello strumento militare».

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