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I furbetti dell'indennità

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seguedalla prima Siamo sinceri, la risposta in generale è semplicemente no. Il deficit italiano in gran parte è dovuto alla spesa sanitaria regionale, alla moltiplicazione dei centri di costo, all'incredibile e irresponsabile gestione della cosa pubblica, e alla miracolosa proliferazione delle poltrone, delle prebende, degli inutili organismi della politica. Ciò che racconta il nostro Alberto Di Majo su Il Tempo è abbastanza eloquente e non intendo aggiungere altro dal punto di vista della cronaca perché è tutto molto chiaro. Al nord come al sud, isole comprese, la politica trova sempre la maniera per mettere il turbo all'attesa. Quando riguarda il proprio portafoglio questa addirittura si muove alla velocità della luce. Ma che cosa volete che se ne faccia la Regione Lazio di diciotto commissioni laddove ne basterebbero dieci, ben gestite, rette con oculatezza, con il sale sulla zucca, quello del buon padre di famiglia. I Consigli regionali, tanto per esser chiari, sono poco più che un'assemblea di ratificazione di decisioni prese - giustamente dalla giunta - e non si vede per quale motivo il Consiglio debba poi germogliare in altri piccoli microrganismi che fungono sostanzialmente da collettore di risorse, ostacolo per eventuali decisioni rapide, ponte di frisia contro la velocità che invece oggi uno Stato moderno, leggero, ed efficace deve avere. Questa vergogna deve finire. La Lombardia ha otto commissioni, il Lazio ne ha diciotto. Anche un cretino - e ce ne sono tanti - capisce che così non va. Il presidente della Regione Polverini, giustamente, ha cominciato un percorso virtuoso di taglio della spesa. Il Consiglio regionale deve seguire. Dia il buon esempio. Non faccia finta di niente. Perché la gente, il popolo che vota, non perdona più niente. Gli italiani per molto tempo, come diceva il buon Giuseppe Prezzolini, si sono divisi in furbi e fessi. Dove i fessi lavoravano per i furbi. Ho l'impressione e credo di non sbagliarmi, che i fessi siano talmente numerosi d'aver capito che la festa è finita. I consiglieri regionali se vogliono dimostrare la loro utilità comincino a far dimagrire rapidamente le loro prebende. Agli stipendi deve essere agganciato - come per qualsiasi professionista di livello compreso chi vi scrive - un obiettivo, un risultato, un tasso di produttività. Se non ottiene risultati guadagni meno. E chi lavora per la collettività e quindi usufruisce del denaro pubblico ha responsabilità ancora più grandi. Il mandato politico è una cosa nobile, ma solo quando viene rispettato. Quando esso si trasforma in difesa del privilegio oligarchico, in scorciatoia per non lavorare o addirittura approfittare del lavoro altrui, allora diventa immediatamente cosa ignobile. Il presidente Polverini è donna che ha dimostrato di avere sangue freddo e polso di ferro finora. Aggiungo che la sua esperienza nel sindacato l'ha dotata di preziose smussature e raffinatezze diplomatiche che in un mare di squali come quello della politica del Lazio sono preziosissime. Dirige l'esecutivo, non ci sono dubbi, non è suo compito quello di guidare l'assemblea e i suoi organismi. Ma il suo indirizzo politico, la sua personale affermazione alle elezioni regionali sono talmente grandi che mi attendo un forte impulso sulla questione morale, sulla responsabilità della politica, sull'etica, e sul corretto rapporto tra mandato e rappresentanza. Polverini, batti un colpo: quelle poltrone sono da polverizzare. Mario Sechi

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