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Il pm: "Brancher ci prende in giro"

Aldo Brancher

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Sul caso Brancher e il contrastato legittimo impedimento vantato dal neoministro al processo milanese dove è imputato con la moglie  per appropriazione indebita e ricettazione, nell'ambito di uno stralcio della inchiesta sulla scalata di Bpi ad Antonveneta, si profila l'ennesimo ricorso alla Corte Costituzionale. Formalmente nessuna delle parti vuole vedere gli atti finire davanti alla Consulta. L'idea non piace al pm Eugenio Fusco che si sente "preso in giro da Brancher", un ministro "di cui non si conoscono nemmeno le deleghe, che non ha un portafoglio, per il quale il legittimo impedimento non si può applicare e che oggi doveva essere presente in aula". Se l'accusa insiste con la prosecuzione dei lavori processuali individuando una finestra possibile tra il 20 e il 31 luglio, la difesa ribadisce la richiesta iniziale: la causa deve essere rinviata al 7 ottobre anche perchè quella data, "tolti i termini feriali rappresenta solo uno slittamento di 37 giorni", cioè un lasso di tempo "consentito anche in procedimenti a carico di detenuti". Però, dice e ripete fuori dall'aula uno dei difensori, l'avvocato Filippo Dinacci "se il Tribunale dovesse decidere che l'impedimento vantato è sindacabile, l'esito sarebbe un conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato" che, nel caso "sarebbe lo stesso governo a sollevare".   IL PROCESSO - La questione, a questo punto, è tutta nelle mani del giudice monocratico Anna Maria Gatto che si è riservata di decidere entro la data del 5 luglio, appuntamento già in calendario per la prosecuzione del procedimento. Allo stato delle cose il giudice ha autorizzato il pm a citare, per la prossima volta, i suoi testi anche se, nel caso la sua opinione fosse contraria allo svolgimento della causa in queste condizioni, lo stesso giudice informerà le parti circa le sue valutazioni. Si è conclusa così, con l'inizio di una lunga attesa, l'udienza di questa mattina al Palazzo di Giustizia di Milano per il procedimento stralcio sulla mancata scalata all'Antonveneta dove il neo ministro e la moglie rispondono di appropriazione indebita e ricettazione per somme pari a circa un milione di euro ricevute dall'ex banchiere di Lodi Giampiero Fiorani. IL PM: "NON CONOSCO LE DELEGHE" - Lo scontro politico sul caso-Brancher, che ieri ha visto anche l'intervento del Presidente della Repubblica che ha duramente criticato l'uso del legittimo impedimento, non è entrato nell'aula di giustizia. Un solo accenno, sollecitato dalla stampa, lo ha fatto l'avvocato Filippo Dinacci che ha sottolineato come "dal Quirinale è arrivata solo un'opinione che non può e non deve avere peso giuridico e che non può essere strumentalizzata".  Nel suo intervento il pm Eugenio Fusco più che attaccare la legge 51/2010, una norma che comunque "si fa fatica a non considerare incostituzionale" come ha precisato, ha dichiarato che l'imputato non può vantare alcun legittimo impedimento. Anche la certificazione prodotta circa i suoi impegni dalla presidenza del Consiglio "presenta lacune enormi. Io so - dice Fusco - che Brancher è un ministro senza portafoglio, ma non si sa neanche con quali deleghe abbia assunto un dicastero. Nessuno ha avuto la bontà di precisarlo, eppure bastavano due righe. A questo punto io non so che ministro sia quindi non so che struttura debba organizzare". E visto che il giudice ha il potere di sindacare, e in questo caso, secondo l'accusa, on ci sono nemmeno i presupposti per un rinvio, il processo deve semplicemente andare avanti. Di diverso avviso è la difesa. "Non si può disconoscere la legittimità di un impedimento certificato", incalza l'avvocato Piermaria Corso che ricorda che Brancher, qualunque sia il suo ministero "è chiamato a svolgere attività autonoma e coordinata con gli altri ministri del Governo".   FINIANI E LEGA CONTRO BRANCHER - La polemica politica dunque non è entrata nelle aule giudiziarie, ma fuori di esse non cessa di divampare. E non mancano esponenti della maggioranza che considerano la vicenda un atto autolesionistico. Il rischio è l'affossamento della legge sul legittimo impedimento, così che "Berlusconi si troverebbe senza scudo - riflette il finiano del Pdl Italo Bocchino dal sito di Generazione Italia - peraltro con un Parlamento in difficoltà sia sul Lodo Alfano costituzionale sia sulle intercettazioni. Infine anche Brancher ne uscirebbe male dal punto di vista politico e personale ancor prima che giudiziario, cosa che oggettivamente non merita". Secondo l'esponente del Pdl "le parole del Presidente della Repubblica non andrebbero mai commentate, ma soltanto ascoltate per prenderne atto. E questa volta governo, maggioranza e Pdl dovrebbero ascoltare quanto ha detto Napolitano, ma anche e soprattutto quanto stanno dicendo i nostri elettori, scatenati su siti e blog".  Il vicepresidente dei deputati Pdl aggiunge che "sarebbe opportuno che Berlusconi intervenisse presto con l'unica soluzione possibile, quella di invitare Brancher ad andare immediatamente dinanzi al giudice rinunciando al legittimo impedimento. E' questa l'unica soluzione per evitare una lunga e complessa serie di problemi che potrebbe costare cara al governo in termini di fiducia, consenso e agibilità parlamentare e politica".  "Chi ha pensato che potesse passare inosservata - si domanda Bocchino - la nomina di un ministro pochi giorni prima del processo e che poi ha la non felice idea di appellarsi al legittimo impedimento ancor prima di avere le deleghe dal Consiglio dei ministri?". Le critiche piovono anche dalla Lega. "Rifugiandosi dietro il legittimo impedimento, Brancher ha fatto un grosso errore", dice Stefano Stefani, presidente della commissione Affari esteri della Camera. "Ammesso che questo impedimento ci sia -rimarca l'esponente della Lega Nord- uno come lui avrebbe dovuto assolutamente affrontare il giudizio, chiedendo di velocizzare il processo. Purtroppo -conclude Stefani- ha dato ragione, ahimè, a coloro che hanno sostenuto che la sua nomina è stata fatta per questo".   PD E IDV: DIMISSIONI - L'opposizione intanto chiede le dimissioni di Brancher. "Dopo le parole estremamente chiare di stamattina pronunciate dal pm impegnato a Milano nel processo Antonveneta e la nota di ieri di grande valore istituzionale del presidente Napolitano, occorre fare assolutamente chiarezza. Il Paese deve sapere", sottolinea Anna Finocchiaro. La presidente del gruppo Pd al Senato aggiunge: "Ribadiamo la nostra richiesta di dimissioni del ministro Brancher, ma è necessario anche che il governo venga al più presto di fronte al Parlamento a dare spiegazioni sulle motivazioni di questa nomina". "E' quello che chiederemo la prossima settimana alla ripresa dei lavori parlamentari - annuncia Finocchiaro -. Se vi saranno tentativi di prendere tempo o sfuggire alle proprie responsabilità da parte dell'esecutivo e del presidente del Consiglio, la nostra risposta sarà durissima. Non è possibile -conclude - sopportare ulteriori abusi di potere e un'ulteriore umiliazione delle istituzioni". I presidenti dei gruppi parlamentari dell'Idv alla Camera e al Senato, Massimo Donadi e Felice Belisario, intanto, propongono una mozione di sfiducia comune a tutta l'opposizione. "Questo è il momento dell'unità non solo di tutte le opposizioni ma di tutti quei parlamentari liberi e di buona volontà presenti in Parlamento, che vorranno insieme a Italia dei Valori mostrarsi uniti e compatti dietro un'unica mozione di sfiducia", hanno dichiarato in una nota. "Per questo, l'Italia dei valori chiede un incontro urgente, a partire dall'inizio della prossima settimana, per concordare insieme un'unica mozione mozione di sfiducia al ministro Brancher, un atto doveroso per restituire dignità e credibilità alle istituzioni di questo Paese", concludono i presidenti Donadi e Belisario. POLEMICHE AVVILENTI - "Le prese di posizione degli esponenti dell'opposizione sono deludenti, avvilenti, come sempre avviate sulla strada dell'uso politico delle questioni giudiziarie", osserva il portavoce Pdl, Daniele Capezzone. "E' noto a tutti - prosegue - che il ministro Brancher ha dichiarato e ribadito la sua volontà di rispettare impegni e scadenze giudiziarie, cercando tuttavia di conciliarle con l'incardinamento di un'attività che non può essere sottovalutata o messa tra parentesi. L'elenco delle materie e dei provvedimenti che ricadono nella sfera d'azione del ministro Brancher meriterebbe, semmai, uno sforzo comune delle forze politiche, per definire tempi brevi e certi per questioni ormai letteralmente improcrastinabili". "Una classe politica responsabile si occuperebbe di questo: incalzare governo e Parlamento per la definizione di un calendario serrato ed efficace. E invece - conclude - assistiamo al solito rodeo, condotto dall'opposizione in modo politicamente inaccettabile, e soprattutto inutile per il Paese".  

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