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Dubbi sull'immunità del cardinale

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Monsignor Sepe, arcivescovo di Napoli

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Da un punto di vista giuridico i cardinali sono «cittadini italiani a tutti gli effetti, sono quindi sottoposti alle leggi dello stato e questo vale anche per il cardinale Sepe». Sono esclusi solo i cardinali titolari «delle diocesi suburbicarie», le diocesi del Lazio che si situano attorno alla diocesi di Roma e di cui sono titolari i cardinali dell'ordine dei vescovi. È quanto spiega il professore Mario Tedeschi, titolare della cattedra di diritto ecclesiastico e diritto canonico all'Università Federico II di Napoli. Tedeschi osserva come quanto rilevato dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, sul caso del cardinale Crescenzio Sepe, «è che vengano seguite le vie diplomatiche», come richiesto dal Concordato. «Cioè si deve comunicare alla Santa Sede l'inizio di una inchiesta e che cosa eventualmente si contesti alla persona indagata».   Nel caso del cardinale Sepe, attualmente arcivescovo della diocesi di Napoli, ma indagato rispetto a fatti avvenuti quando era prefetto della Congregazione per la Evangelizzazione dei Popoli (Propaganda Fide), si aprono a questo punto due strade. Infatti, afferma Tedeschi, «sarà la Santa Sede stessa a stabilire se il cardinale all'epoca in quanto titolare di un dicastero d'Oltretevere era cittadino vaticano». In questo primo caso, «l'inchiesta a carico del cardinale deve arrestarsi». «Il cardinale però - aggiunge - ora si trova a Napoli e come arcivescovo della arcidiocesi di Napoli è un cittadino italiano a tutti gli effetti e il fatto che abbia un passaporto diplomatico non significa nulla». Per quanto riguarda il patrimonio di Propaganda Fide di cui molto si è parlato nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti del G8, Tedeschi fa notare come «molti di questi edifici sono immobili con privilegio di extraterritorialità e con esenzione da espropriazioni e da tributi come recita il titolo dell'allegato II dei Patti Lateranensi».  

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