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Pagati per fare sciopero e per lavorare ai seggi

Operai Fiat davanti ai cancelli di Pomigliano

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Pagati dalla Fiat per fare gli scrutatori, i presidenti di seggio o i rappresentanti di lista. Oppure perché malati «casualmente» nel giorno di sciopero. Le assenze anomale dei lavoratori degli stabilimenti di Pomigliano, Melfi, Foggia e della Val di Sangro sono parecchie. Da anni. Partiamo da Pomigliano. Il 14 marzo 2003 è stata indetta una manifestazione con varie motivazioni, tra cui la protesta contro la guerra in Iraq: 630 lavoratori della Fiat hanno presentato il certificato medico. Il 9 aprile 2004 c'era invece uno sciopero contro i ritmi di lavoro: 861 dipendenti risultavano assenti per malattia. Il 16 novembre 2007, in concomitanza con la protesta per il rinnovo del contratto di lavoro, sono stati presentati 471 certificati medici, l'11 aprile 2008, lo stesso giorno dello sciopero per l'avvio del World Class Logistics, i malati erano 250. Epidemie improvvise che hanno colpito i lavoratori proprio nei giorni in cui avrebbero dovuto rinunciare al compenso. Ma questo è niente. Migliaia di dipendenti Fiat di Pomigliano sono impegnati ai seggi: ogni elezione significa per l'azienda il blocco, o quasi, della produzione. Nell'aprile 2005, durante le consultazioni regionali, sono stati registrati 1.494 permessi elettorali, pari al 36,4% dell'organico, a giugno dello stesso anno, per i referendum, sono stati presentati 1.341 permessi. Stessi casi nel 2006. Ad aprile ci sono state le Politiche e 1.726 dipendenti dello stabilimento di Pomigliano hanno richiesto di assentarsi dal lavoro per motivi elettorali. Un mese dopo, per le Comunali, sono stati 425, a giugno poi, per i referendum, i permessi richiesti sono saliti a 1.696, pari al 37,3% del personale. Si è votato di nuovo per le Politiche nell'aprile 2008. Anche in quell'occasione 1.518 lavoratori hanno esibito il permesso elettorale. Nel marzo 2010, per le Regionali, nessuno ha chiesto niente: c'era già la cassa integrazione straordinaria. In media i dipendenti interessati sono stati assenti per tre giorni, con un costo a carico dell'azienda, di circa 450 euro per dipendente e per tornata elettorale. Ma la proposta della Fiat di non pagare i dipendenti «malati» negli stessi giorni degli scioperi non è piaciuta alla Fiom. Si capisce perché. Non è andata meglio negli altri stabilimenti. A Melfi ad aprile 2008, durante le Politiche, sono stati presentati 2.449 permessi elettorali (47,3% dell'organico), a giugno 2009 sono stati 2.498. Il record è stato raggiunto alle elezioni amministrative del 28 e 29 marzo 2010: sono stati presentati 3.085 certificati elettorali, pari al 54% del personale. Del resto i dipendenti erano davvero impegnati: 20 come presidenti di seggio, 36 come scrutatori, i restanti 3.029 rappresentanti di lista. Peraltro 2.756 certificati presentavano irregolarità formali (date alterate, mancata indicazione dell'incarico ricevuto, del comune di riferimento, del numero di seggio). Andiamo nello stabilimento Sevel della Val di Sangro. Si sono registrati picchi di assenteismo per malattia il 12 marzo 2010, in occasione dello sciopero generale: tasso del 12% rispetto a una media del 4,1 dell'anno precedente. Anche qui le elezioni l'hanno fatta da padrone: nell'aprile 2008 (Politiche) sono stati registrati 2.197 permessi elettorali, pari al 34,6% dell'organico. Infine la FPT di Foggia. A maggio 2005, per le elezioni regionali, i permessi sono stati 889, il 50,4% dei dipendenti. Un mese dopo, per i refendum, sono stati 630 (il 35,7% dell'organico). Ad aprile 2008 permessi elettorali sono stati presentati da 614 lavoratori. Costi caricati sulle spalle dell'azienda e maldigeriti anche da una parte dei sindacati.  

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