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Fioroni: "No ai massoni Il Pd sia libero e dia risposte"

Fioroni

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«Abbiamo grande rispetto per il ruolo che la massoneria democratica ha avuto in questo Paese ma l'autonomia della politica e i valori del Pd sono irrinunciabili». Dopo le polemiche seguite alle dimissioni, imposte dal partito, di due assessori (uno del comune di Scarlino in provincia di Grosseto e l'altro di Ancona), perché iscritti alla massoneria, è il leader della componente popolare del Pd, Beppe Fioroni, ad attaccare e a chiedere al segretario Bersani una presa di posizione chiara. Onorevole Fioroni, perché non si può essere iscritti alla massoneria e nello stesso tempo al Pd? «Chiariamo subito una cosa: noi non facciamo crociate contro nessuno ma difendiamo due aspetti che riteniamo fondanti. Il primo è l'autonomia degli iscritti e dei dirigenti del Pd: la loro azione deve essere orientata al bene di tutti e non a fini e interessi particolari. Il secondo aspetto è che lo sforzo del Pd di costruire un'identità e un'appartenenza sulla base di valori e ideali comuni, non certo migliori o peggiori di altri, è lontano da altre impostazioni, come quelle delle logge. Mi sembra evidente, dunque, che l'adesione alla massoneria è incompatibile con il nostro impegno politico». Sembra però che non tutti siano d'accordo nel Pd... «Sì, ma nel codice etico del nostro partito abbiamo inserito il riferimento ad associazioni o logge segrete o con vincolo di segretezza, rendendole incompatibili col Pd». Ma i massoni dicono che non c'è alcuna segretezza ma solo riservatezza: sono noti i dirigenti e non gli iscritti. Come succede nei partiti. A questo punto, sostengono, sarebbero incompatibili col Pd anche l'Azione cattolica o gli scout... «Credo che tra l'essere iscritto agli scout o all'Azione cattolica e alla massoneria ci siano differenze. Provo difficoltà a paragonarle». Si aspettava qualcosa di più da Bersani? Nonostante il dibattito non ha detto niente... «Mi sembra che la questione sia talmente chiara che mi stupisce che Bersani non sia intervenuto. Del resto abbiamo soltanto precisato quello che Veltroni e Franceschini hanno ribadito più volte». Invece la presidente dell'assemblea nazionale del Pd, Rosy Bindi, ha detto che le vostre richieste a Bersani sono strumentali. «La Bindi ormai è diventata la presidente del pretesto: ogni volta che qualcuno pone un problema serio lei dice che è soltanto un pretesto per litigare. Mi sembra che invece sia un pretesto per non rispondere».  Che dovrebbe fare Bersani? «Ribadire un comune sentire che eviti la nascita di tormentoni e di tempeste in un bicchiere d'acqua. Basterebbe una risposta e non dare colpe a chi pone domande». Ma in questi mesi in cui si è parlato tanto di politici pieni di privilegi, spreconi, forse corrotti, lei e i popolari non rischiate di essere considerati anime belle? «Siamo stati gli unici a proporre elementi caratterizzanti. In assemblea ho anche detto di presentare le nostre linee guida sulla manovra ma anche allora mi è stato risposto che era soltanto un pretesto per litigare. Per questo adesso ci troviamo nella condizione di dire soltanto sì o no alle scelte del governo. Altro che anime belle, tocchiamo i nodi politici che nessuno tocca».

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