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Siamo alla golpe mania

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Nientecombacia con le tesi dei pistaroli: la foto non è del 2006 ma del 2003, lo scatto è quello sbagliato, il personaggio sospettato in prima battuta è un dirigente della Bmw, il secondo che noi abbiamo mostrato per ora non si sa chi sia, il ricevimento al quale partecipava tutto il bel mondo della Roma potentona non era in Vaticano ma all'ambasciata tedesca. Se questo è un complotto è del kaiser e non dei preti e dei baciapile. Ho la netta impressione che siamo di fronte all'ennesima sòla o patacca. Un pacco e contropacco che hanno un solo scopo: «mascariare» la maggioranza, mettere tutta l'èra berlusconiana sotto il riflettore della collusione con poteri e trame oscure. Balle. E mentre un pezzo d'Italia s'affanna a cercare prove che non esistono, spendendo soldi del contribuente e minando quel poco di credibilità che hanno ancora le istituzioni, un altro pezzo del Paese, quello che si ritiene antropologicamente superiore, quello che ritiene di dover guidare lo Stato per diritto divino con sprezzo del pericolo e del ridicolo, evoca complotti e scenari tremendi, i quali se non fossimo in Italia sarebbero seppelliti da una risata. Ma tant'è, la maggioranza si ritrova a dover respingere al mittente le accuse di un ex tutto come Carlo Azeglio Ciampi. Ex governatore di Bankitalia, ex ministro del Tesoro, ex presidente del Consiglio, ex Presidente della Repubblica. Carletto è stato l'uomo ovunque di un certo mondo e fa sorridere scoprire, dopo tanti anni, dopo che lui ha pigiato i tasti nella stanza dei bottoni, che temeva un golpe contro l'Italia nel 1992. I suoi ricordi sono a dir poco imprecisi, la sua ricostruzione non ha lo straccio di una notizia ma tutto si svolge per allusione. E siccome la fonte è quel che è, basta e avanza per gettare un'ombra inquietante laddove non dovrebbe essercene alcuna, cioè sul centrodestra di marca berlusconiana. In compagnia di Veltroni, altro campione del nulla, un certo establishment vuol far passare l'idea destabilizzante di un quindicennio non azzurro, ma nero e colluso. Di fronte ad una cosa del genere la maggioranza dovrebbe chiedere all'esimio Massimo D'Alema, presidente del Copasir (il Comitato parlamentare che controlla i servizi segreti) una convocazione urgente per affrontare di petto la questione. O Ciampi e Veltroni tirano fuori le prove di quel che dicono e soprattutto alludono (e allora ci devono spiegare perché lo fanno solo ora) oppure rischiano seriamente di passare per due sagome che raccontano un sacco di fanfaluche. Questa storia delle stragi di Stato con l'impronta digitale del patto scellerato tra la nascente Forza Italia e la mafia non è da far passare come l'ennesimo noir all'italiana dove la trama finisce sempre senza un colpevole e una logica. Affermare di fronte al Paese cose di una tal gravità e pensare poi di far spallucce o dribblare la faccenda come se si trattasse di una discussione accademica sulla formazione della Nazionale ai Mondiali, non è possibile. Abbiamo già visto di quale pasta frolla sia fatto il caso del «signor Franco». Il nostro Pizzi ci ha messo sopra la sua marmellata. Ora attendiamo gli altri ingredienti e vediamo chi cucina il piatto migliore. Mario Sechi

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