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Ora tremano 27 enti inutili

Nell'Inail si sciolgono due enti previdenziali: Ipsema e Ispesl

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{{IMG_SX}}La caccia agli enti inutili riparte. Nella rete lanciata già dal governo Prodi per sopprimere piccoli carrozzoni di Stato con missioni improbabili o superate dalla storia ne sono rimasti, dalle migliaia iniziali, solo una decina. Che alle fine hanno salvato la pelle grazie a un provvidenziale ennesimo rinvio dello scioglimento. In attesa di informazioni da comunicare con i tempi dell'amministrazione. Ora Tremonti ci riprova. E nel mirino ne sono finiti 27 definiti «inutili». Un po' meno rispetto alla prima lista circolata nei giorni antecedenti all'approvazione delle misure da parte del consiglio dei ministri. Che di organismi dai nomi altisonanti ne conteneva 72. Ironia delle cifre che si sono invertite. Ma tant'è. La manovra del governo, con obiettivo il risparmio, prende di mira alcuni istituti pubblici, «più o meno rilevanti» ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che saranno soppressi e accorpati ad altri. Con il trasferimento di funzioni e lavoratori. Così, Inps e Inail sono destinati a diventare i poli di previdenza e assistenza: si scioglie l'iPost, che finisce nell'Inps mentre Ipsema (istituto di previdenza del settore marittimo con 230 lavoratori) e Ispesl (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul lavoro, 1.200 dipendenti, di cui circa 750 ricercatori) confluiranno nell'Inail (Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni). Si salva invece l'Ice, l'Istituto per il Commercio con l'Estero, guidato da Umberto Vattani e per il quale era stato ipotizzato un accorpamento in parte con il ministero degli Affari Esteri e in parte con quello dello Sviluppo. Sul percorso di soppressione totale, senza trasferimenti di competenze, quindi, ci sono le commissioni mediche di verifica - dal 2007 istituite presso l'Inps - che si occupano di attestare l'invalidità civile: sopravvivono solo quelle che si trovano nei capoluoghi di regione e nelle province a statuto speciale, che svolgeranno le funzioni di quelle soppresse. La manovra colpisce con uno stop al finanziamento pubblico 200 fra enti, istituti, fondazioni e altri organismi «inadempienti» che - dopo una richiesta fatta nei mesi scorsi - non hanno spiegato come abbiano utilizzato i finanziamenti a carico del bilancio Stato. Fra questi il Centro italiano di ricerche aerospaziali (Cira), gli enti di alcuni parchi nazionali (dell'Arcipelago della Maddalena, delle Cinque Terre) ma anche l'Associazione italiana combattenti e reduci o il Comitato Nazionale un secolo di Fumetto Italiano. I proventi dalla liquidazione sono destinati ad un unico fondo per il finanziamento della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali di pace. Colpiti dalla misura, però, anche il «Museo della Liberazione» di via Tasso a Roma usato durante il periodo dell'occupazione nazista come carcere. «Non deve chiudere», ha detto anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Fra gli istituti colpiti dalla manovra ci sono anche quello di studi e analisi economica Isae che verrà assorbito in parte dal ministero dell'Economia e in parte dall'Istat (istituto nazionale di statistica). Via anche all'Ente italiano montagna che sarà trasferito al Dipartimento per gli affari regionali della stessa Presidenza, soppressione e accorpamento di altri enti accorpati ai rispettivi ministeri vigilanti o altri grandi enti di ricerca. «Grande disagio e preoccupazione» da parte degli Enti pubblici di Ricerca, mentre per il presidente dell'Isae, Alberto Majocchi, la soppressione dell'istituto è «un'idea incongrua». Dura presa di posizione dei vertici di Ipsema secondo cui «l'intera operazione non avrebbe alcun effetto reale in termini di risparmio sul bilancio dello Stato». Senza fare riferimenti precisi, il ministro Tremonti - in conferenza stampa per presentare la manovra con il premier Silvio Berlusconi - ha detto di aver «letto che il presidente di un ente ha contestato in tempo reale, prima ancora del decreto» l'accorpamento della sua struttura come previsto dalla manovra. «Mi è dispiaciuto. Il presidente di quell'ente ha un compenso di 100.000 euro e i consiglieri di 70.000, 3000 metri quadri di parcheggio, auto, ecc. Certo è un piccolo risparmio, ma i grandi numeri si fanno con piccoli numeri». Ancora incerto il destino di altri enti alla cui guida figurano uomini con nomi importanti. Tra questi il Ciriec, Il Centro italiano di ricerche e informazione presieduto da Antonio Maccanico. A traballare anche il comitato per il microcredito che vede alla guida Mario Baccini.

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