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La deriva trash del Pd Tocca al cancro di Silvio

Il premier Silvio Berlusconi

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Dopo gli insulti alla Gelmini, il cancro alla prostata di Berlusconi. Il Pd prosegue nella deriva trash alla ricerca di modi sempre più «moderni» per attaccare il governo di centrodestra. Stavolta l'occasione è un'anticipazione, l'ennesima, del nuovo libro di Bruno Vespa in uscita il 28 maggio (titolo: Nel segno del Cavaliere). Il premier parla del tumore che lo ha colpito nel 1997: «Ho sempre avuto una grande fiducia in me stesso. E poi sa che le dico? Non sono nemmeno sicuro che quella operazione fosse necessaria». «Sulla base dell'esperienza - aggiunge - mi permetto di suggerire a tutti di farsi visitare da tre specialisti diversi prima di rassegnarsi a un intervento chirurgico». Un consiglio, una semplice constatazione dettata dal buonsenso. Ma tanto basta al Pd per «caricare». «Sono parole incredibili - commenta la deputata democratica Margherita Miotto - che dimostrano una grande sfiducia nei confronti dei medici italiani e sembrano voler indurre ad un vero e proprio consumismo sanitario. Esprimo solidarietà ai chirurghi italiani denigrati senza motivo da un presidente del Consiglio che, evidentemente, non sa che la sanità italiana è ai vertici mondiali nelle indagini dell'Oms». Rincara la dose Ignazio Marino, chirurgo prestato alla politica: «Il presidente del Consiglio dovrebbe incoraggiare la fiducia dei medici specialisti del servizio sanitario nazionale e non spaventare le persone dicendo che sarebbe bene avere la consulenza di tre specialisti prima di farsi operare». Peccato che gli «specialisti del servizio sanitario nazionale» stiano dalla parte del Cav. Infatti secondo il professor Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell'Istituto Nazionale Tumori di Aviano, per il tumore alla prostata, soprattutto nella sua fase iniziale, potrebbe non rendersi necessario un intervento chirurgico: «In Italia la radioterapia è del tutto sottoimpiegata rispetto alla chirurgia, almeno nelle fasi iniziali della malattia e senz'altro con minori effetti collaterali». E anche il presidente dell'ordine nazionale nazionale dei medici, Amedeo Bianco, non è pregiudizialmente contrario ad una second opinion: «Credo che la ricerca di più pareri prima di prendere decisioni importanti come quella di un intervento chirurgico impegnativo può essere presa in considerazione, ma non esagererei troppo». Insomma, anche stavolta il Pd si distingue per l'assoluta inopportunità dei suoi attacchi. Ma bisogna capirli. Nel resto dell'anticipazione, infatti, il premier parla di giustizia («Sono stato sempre convinto che avrei trovato, come si dice, "un giudice a Berlino", cioè dei giudici davvero terzi e imparziali che avrebbero riconosciuto la mia estraneità a tutti i fatti che nell'arco di quindici anni mi sono stati ingiustamente addebitati») e di conflitto d'interessi («In molte occasioni il mio gruppo ha subito e subisce il conflitto di interessi all'incontrario»). Cioè di temi politici sui i Democratici continuano a marciare in ordine sparso. Certo, ci sarebbe quell'accenno a Veronica («È una donna che sa risparmiare e tutto il suo patrimonio sarà destinato ai nostri figli») e all'accordo di separazione (il Cav provvederà alla manutenzione della villa di Macherio e la Lario riceverà 300mila euro al mese). Ma come si dice: tra moglie e marito non mettere il dito.

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