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La Manovra verso lo slittamento

Da sinistra il ministro dell'Economia Tremonti e il premier Berlusconi

La stangata: il ticket sulle ricette

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Tra gli uomini di Berlusconi ne sono tutti convinti: martedì non si approverà nessuna Manovra. finanziaria, come invece vorrebbe il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Una decisione in verità ancora non c'è, non è stata presa. Berlusconi è stato chiuso tutto il giorno di ieri ad Arcore a parlare di Milan, del suo futuro, dell'assetto societario, del fatto che non è intenzionato a vendere tutta la società ma volentieri prenderebbe qualcuno con un bel po' di liquidi con il quale spartire la competition con i grandi club europei ormai diventata proibitiva per le sue sole casse. Più complicata invece la partita per le casse dello Stato. Quello a cui si va incontro sarà una Manovra pesante. E gli unici punti certi sono due: lotta agli sprechi e guerra aperta ai furbi. Ci sarà la stretta sui costi della politica con il taglio agli stipendi e con la drastica riduzione anche per le segreterie dei ministeri. Briciole se si considera che il complesso della Manovra sarà intorno ai 27 miliardi e usando le forbici in maniera violenta sulla politica se ne tira fuori un miliardo o poco più. L'unico punto certo, spiegano i berlusconiani doc, sarà la lotta all'evasione (assieme per la verità al non aumento delle tasse). E per la prima Berlusconi pensa di intervenire in maniera dura sul popolo delle partite Iva, suo elettorato di riferimento. Il resto della Manovra è chiara nella testa di Tremonti ma Berlusconi non condivide soprattutto il metodo. In questi giorni una lunga fila di ministri e soprattutto i coordinatori del partito gli hanno chiesto di non essere esclusi. Tremonti risponde che i tempi sono stretti, tutta Europa sta intervenendo e l'Italia non può essere l'ultimo Paese a decidere. Per il ministro dell'Economia c'è da dare un segnale ai mercati. Il premier è convinto invece che quello a cui si va incontro è un momento duro ed è necessario coinvolgere quante più persone possibile. Il partito, per cominciare, con la consulta economica e l'ufficio di presidenza. Ma anche le commissioni parlamentari. E in un messaggio audio inviato ai promotori della Libertà ha di fatto ribaltato l'impostazione che lo stesso Tremonti aveva dato lunedì da Bruxelles: la Manovra «non sarà punitiva», sentenzia. E quindi prova a tranquillizzare gli italiani bombardati da messaggi ansiogeni e di una scure in arrivo: «Bisogna far sapere che non uno di questi fantasiosi provvedimenti di macelleria sociale di cui si legge su certa stampa in questi giorni risponde al vero. Noi stiamo lavorando in stretto contatto con le parti sociali. È assolutamente falso che sia alle viste un aumento delle imposte». Quindi manda un messaggio proprio di freno alle mazzate sociali fin qui annunciate: «Non verranno toccate - precisa Berlusconi - né la sanità né le pensioni, né la scuola né l'Università. È sicuro invece che il governo continuerà a mantenere i conti pubblici in ordine con una politica prudente, coniugando il rigore con l'equità e il sostegno allo sviluppo. E ripeto: non aumenteremo le tasse. Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani». Certo, si premura di spiegare che verranno rispettati tutti gli impegni presi con l'Unione europea come vuole Giulio. Ma attacca il centrosinistra: «Penso che alimentare ogni giorno il pettegolezzo su questi argomenti sia una grave responsabilità da parte dell'opposizione - dice Berlusconi ai suoi "pretoriani" -. Voi sapete bene che se il nostro governo avesse seguito anche solo una parte delle richieste di questa opposizione cioè più spese, più debito, l'Italia sarebbe finita come la Grecia, cioè sarebbe finita male, molto male. Noi invece abbiamo garantito la credibilità dei nostri Bot e Cct sul mercato finanziario internazionale, che continua a investire nei titoli del nostro debito pubblico e così facendo abbiamo tutelato il risparmio delle famiglie, abbiamo assicurato la pensione a quasi 17 milioni di pensionati, abbiamo assicurato lo stipendio a 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici, senza mai mettere le mani, voglio ripeterlo, nelle tasche dei contribuenti». La partita a scacchi è appena iniziata. Non sarà un commissariamento per Tremonti. Tanto che da Palazzo Grazioli si premurano di spiegare che il passaggio con la consulta economica del Pdl era già stato deciso in autunno per la Finanziaria. Ma è anche vero che da allora non si è mai più riunita. E anche questo è un segnale.

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