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L'Udc si lamenta di Bossi La Lega: fate solo casini

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Casinimanda messaggi a tutti. Dal palco dell'antico albergo umbro di Todi, il leader dell'Udc chiude la tre giorni di convention analizzando lo scenario politico a 360 gradi. Si rivolge a Silvio Berlusconi e alla sua maggioranza, parla all'opposizione, attacca la Lega e detta la linea ai centristi sul futuro del partito ma, la cosa sulla quale calca maggiormente la mano, è smentire il «gossip» di un possibile ingresso dell'Udc nell'attuale governo: «Sarebbe vecchio e immorale - dice Casini - se qualcuno di noi coltivasse l'idea che dopo aver preso voti per stare al centro, in opposizione a Berlusconi, oggi si rifluisse nel suo governo. Non perdo nemmeno tempo a discutere, le considero idee umilianti». Una posizione netta, almeno a parole, dettata anche dal fatto che, se l'Udc rientrasse nell'esecutivo, si troverebbe come alleati quei nordisti verso i quali, anche ieri, Casini ha speso parole molto dure: «Il Paese è prigioniero della Lega che detiene la "golden share dell'alleanza" e per questo Berlusconi non può far altro che assecondarli. Per questo Bossi non vuole la riconciliazione nazionale, ma lo scontro cannibalesco». Parole che non turbano minimamente il leader della Lega che, intervenendo a margine del 158° anniversario della fondazione della polizia a Varese, ha nuovamente respinto l'ipotesi di un allargamento della maggioranza verso i centristi: «Io temo che l'Udc faccia come nel passato quando ogni giorno se ne inventava una per far casino. In quel caso lì è meglio che non venga». E aggiunge: «È chiaro che, se l'Udc va via dalla sinistra, la sinistra finisce nelle mani della sinistra estrema però, se viene da noi a fare i casini del passato, mette nei pasticci anche noi». Casini poi, dopo aver chiesto al premier un «patto per l'Italia» che metta fine alla sindrome dell'autosufficienza della maggioranza e dopo aver tirato le orecchie ai colleghi dell'opposizione accusati di non assumersi le proprie responsabilità nell'attuale fase di crisi, si rivolge al proprio partito. Ai suoi non promette «garanzie» ma richiede il cambiamento necessario «per contare, esistere ed essere protagonisti. Senza nostalgie». Casini mette sul piatto la rinuncia al proprio nome sul simbolo («non credo ai partiti personalistici») e anche la disponibilità ad abbandonare lo scudo crociato («So che mi devo misurare con giovani che non hanno votato quel simbolo storico della Prima Repubblica«), anche se questa decisione spetterà al partito. Casini così chiede un nuovo inizio per il centrismo italiano e annuncia lo spirito del «Partito della Nazione»: «Dovrà interpretare il sentimento e il senso di unione nazionale».

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