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Incentivi, Napolitano firma il decreto ma critica: "Norme troppo eterogenee"

Giorgio Napolitano

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Il presidente della Repubblica nel promulgare la legge di conversione del decreto legge n.  40 del 25 marzo 2010 (cosiddetto "decreto incentivi") ha inviato al presidente del Senato e ai presidenti del Consiglio e della Camera dei deputati una lettera contenente alcuni rilievi. E' quanto si legge in un comunicato stampa del Senato. Appena ricevuta la lettera il presidente del Senato, Renato Schifani, ne ha trasmesso copia ai presidenti dei Gruppi parlamentari di Palazzo Madama. NO A MAXIEMENDAMENTI CON IL VOTO DI FIDUCIA - No ai maxiemendamenti approvati con il voto di fiducia che ampliano il contenuto originario dei decreti legge, perchè tale procedura incide negativamente «sulla qualità della legislazione» ed elude «la valutazione spettante al Presidente della Repubblica in vista della emanazione» dei provvedimenti d'urgenza del governo. Lo sottolinea il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, nella lettera al presidente del Senato Renato Schifani, a quello della Camera Gianfranco Fini e a quello del Consiglio Silvio Berlusconi, con il quale ha accompagnato la promulgazione della legge di conversione del decreto legge contenente, tra l'altro, le misure  per gli incentivi all'economia. "Il 20 maggio scorso - scrive Napolitano - mi è stata sottoposta per la promulgazione la legge di conversione del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, recante 'Disposizioni urgenti tributarie e finanziarie in materia di contrasto alle frodi fiscali internazionali e nazionali operate, tra l'altro, nella forma dei cosiddetti 'carosellì e 'cartierè, di potenziamento e razionalizzazione della riscossione tributaria anche in adeguamento alla normativa comunitaria, di destinazione dei gettiti recuperati al finanziamento di un Fondo per incentivi e sostegno della domanda in particolari settorì. Il decreto legge che, nella sua formulazione originaria, conteneva disposizioni riguardanti esclusivamente la repressione delle frodi fiscali, la riscossione tributaria ed incentivi al sostegno della domanda e delle imprese, nel corso dell'iter di conversione è stato profondamente modificato, anche mediante l'inserimento di numerose disposizioni estranee ai contenuti del decreto e tra loro eterogenee - concernenti, tra l'altro, indebiti previdenziali, riorganizzazione dell'amministrazione finanziaria, disciplina dei giochi, deflazione del contenzioso tributario, fondo depositi dormienti, finanziamento di attività di utilità sociale, completamento della rete di banda larga mobile - in virtù dell'approvazione di un maxi-emendamento, sul quale il governo ha posto la questione di fiducia in entrambi i rami del Parlamento». "Tale tecnica legislativa, da me come dai miei predecessori, è stata più volte criticata - lamenta Napolitano - per la sua incidenza negativa sulla qualità della legislazione, per la violazione dell'articolo 15, comma 3, della legge n. 400 del 1988 e, infine, per la possibile violazione dell'art. 77 della Costituzione allorchè comporti l'inserimento di disposizioni prive dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza, eludendo la valutazione spettante al Presidente della Repubblica in vista della emanazione dei decreti-legge". "Ho anche avuto modo di rilevare, più volte e in diverse sedi, che in presenza di una marcata eterogeneità dei testi legislativi e della frequente approvazione degli stessi mediante ricorso alla fiducia su maxi-emendamenti, si realizza una pesante compressione del ruolo del Parlamento, specialmente allorchè l'esame da parte delle Camere si svolga con il particolare procedimento e nei termini tassativamente previsti dalla Costituzione per la conversione in legge dei decreti".  

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