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La casta a quattroruote Privilegi in tripla fila

Un vigile urbano multa un'auto

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Roma è sotto assedio. No, non si tratta di un nuovo sacco dei Lanzichenecchi, ma di auto governative, le famose «auto blu», che in barba a ogni divieto sfrecciano per le vie del centro storico. La scena che vedono i romani e probabilmente anche vigili urbani e «vigilini» è sempre la stessa: divieti di sosta ignorati, posti per disabili occupati, marciapiedi invasi dalla sosta selvaggia e corsie preferenziali trasformate in circuiti di alta velocità. Secondo l'Aci le vetture intestate alla pubblica amministrazione nel Comune di Roma sono 1.386 su un totale di 2.900 in tutto il Lazio. Ma si tratta di cifre abbondantemente sottostimate. I dati divulgati dall'Aci, infatti, non comprendono tutte quelle auto a noleggio con conducente che, pur non essendo delle vere e proprie auto blu, agli occhi dei cittadini appaiono come tali soprattutto quando le vedono parcheggiate in tripla fila. In attesa dei risultati ufficiali del censimento ordinato da Brunetta e partito meno di una settimana fa, si può solo immaginare l'entità del fenomeno, che nella Capitale - centro del potere governativo - è a un livello esasperato. Una situazione grave, se si pensa alle cifre su base nazionale. In questo caso l'Italia batte se stessa e conferma il primato mondiale per numero di auto di rappresentanza. Secondo l'associazione dei contribuenti italiani, nel primo trimestre del 2010 le auto blu sono aumentate dello 0,6 per cento, raggiungendo la cifra record di 629.120 unità, praticamente una ogni cento abitanti. Nella stessa ricerca effettuata nel 2009, le auto blu erano duemila in meno, ma erano già aumentate del 3,1 per cento rispetto al rilevamento dell'anno precedente. Cifre che crescono al ritmo vertiginoso di 20 mila vetture in più ogni anno e che nel 2007 contavano più della metà del totale di auto suddivise tra Stato e enti pubblici. Cifre inavvicinabili dagli inseguitori in classifica. Gli Stati Uniti, primi tra gli inseguitori, contano un ben più modesto parco auto, stimato intorno alle 72 mila vetture. Sale sull'ultimo gradino del podio la Francia - 61 mila auto - seguita dalla Germania, ferma a quota 54 mila. Fanalino di coda il Portogallo, con circa 22 mila vetture, ma in diminuzione costante. Comparando le statistiche, emergono dati paradossali: se gli Stati Uniti fossero l'Italia, si vedrebbero circolare per le strade di Washington e dintorni ben 3 milioni di auto governative. Una cifra spropositata. E dire che si è provato in ogni modo a limitare il numero delle auto di rappresentanza. Ci hanno provato Andreotti, Berlusconi e addirittura un decreto regio del 1926 - che limitava il numero delle vetture a 150 - tutti con scarso esito. Nel 1991 una legge ne limitò l'uso a ministri, sottosegretari e alcuni direttori generali dei ministeri e solo nel 1994 con un decreto firmato da Berlusconi, si stabilirono i meccanismi di dismissione delle auto ministeriali: al termine del mandato bisognava rinunciarci. Ma da allora le auto blu hanno continuato a moltiplicarsi inesorabilmente, facendo lievitare i costi di mantenimento, stimati intorno ai 18 miliardi di euro. Il giro di vite annunciato da Brunetta punterà proprio sul risparmio e sull'ottimizzazione, avvalendosi di soluzioni come il car sharing o l'auto blu collettiva, con le quali - secondo il ministro della Pubblica amministrazione - «si potranno ottenere enormi risparmi: il 50 per cento di quello che si spende attualmente».  

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