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Nel 2002 le frasi su Marco Biagi lo costrinsero a lasciare il Viminale

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ClaudioScajola è costretto a rassegnare le dimissioni da ministro, come già accaduto nel 2002: in quel caso era ministro dell'Interno del Governo Berlusconi. Ma già in precedenza, nel 1983, l'esponente del Pdl - allora democristiano - si era dovuto dimettere da sindaco di Imperia dopo essere stato arrestato con l'accusa di concussione aggravata. Una storia politica segnata da cadute e resurrezioni, dunque, quella di Scajola. Iniziata nel nome del padre, Ferdinando, più volte sindaco Dc di Imperia e anche lui costretto a dimettersi per uno scandalo nella sanità. Il punto più alto della sua carriera lo raggiunge nel 2001, quando viene nominato ministro dell'Interno nel secondo Governo Berlusconi. Ma c'è subito una grana all'orizzonte: il tragico G8 di Genova nel luglio di quell'anno, con l'uccisione di Carlo Giuliani. Il ministro dell'Interno finisce nel mirino. L'opposizione ne chiede le dimissioni, il premier e la maggioranza "lo blindano". Qualche mese dopo è ancora polemica sul G8 quando Scajola ricorda di aver autorizzato a sparare contro i manifestanti nel caso questi avessero violato la zona rossa del vertice. Si arriva così al 2002. Il 19 marzo un commando delle nuove Br uccide Marco Biagi, consulente del ministero del Lavoro. Seguono mesi di polemiche per la mancata protezione al professore, che più volte aveva chiesto di misure di tutela perchè si sentiva minacciato. Il fatto che segna la fine della permanenza di Scajola al Viminale avviene il 29 giugno. Il ministro è in visita istituzionale a Cipro. Con lui alcuni giornalisti. Scajola si lascia andare ad alcune esternazioni sul giuslavorista ucciso. «Biagi era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza». Il 4 luglio il ministro rassegna le dimissioni. Successivamente, dopo un anno di "purgatorio", viene nuovamente nominato ministro nel 2003, ma all'Attuazione del programma; nel 2005, nuovo governo Berlusconi, va alle Attività produttive. E col Berlusconi quarto, diventa ministro per lo Sviluppo economico. Un periodo - gli ultimi anni - che vede Scajola lontano da polemiche. A parte quelle relative al collegamento aereo Alitalia Roma-Albenga (città vicina ad Imperia) ripristinato con uno stanziamento di un milione di euro. Un volo ad personam lo definiscono alcuni esponenti dell'opposizione. Bisogna infine risalire al 1983 per trovare un'altra "macchia" nella carriera di Scajola, in quel periodo sindaco di Imperia. Ed è una macchia pesante che lo porta anche in prigione per oltre due mesi a San Vittore. È il 12 dicembre quando l'allora primo cittadino democristiano viene arrestato dai carabinieri con l'accusa di tentata concussione aggravata nell'ambito di un'inchiesta sugli appalti del Casino di Sanremo. Il giorno dopo si dimette. In seguito viene prosciolto dalle accuse e diventa nuovamente sindaco della sua città.

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