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Il piatto piange Ma il Pd fa ridere

Il Campidoglio

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Non è bastata la «casuale» precisazione dell'agenzia di rating Standard & Poor's sulla situazione del debito del Campidoglio per placare gli animi in Aula Giulio Cesare. La società ha confermato la valutazione a lungo termine A+ per il Comune di Roma e ha evidenziato le «prospettive stabili» delle finanze capitoline «garantite dal supporto straordinario che lo Stato ha concesso al Comune» (il trasferimento annuale di 500 milioni di euro, pari al 15 per cento delle entrate correnti). È stato il leader de La Destra Francesco Storace il primo a chiedere alla Giunta e al sindaco Gianni Alemanno «di fornire all'assise capitolina notizie sui conti del Comune di Roma e sui tempi di approvazione del Bilancio. Si dice - ha aggiunto - che l'approvazione sia stata posticipata, vorrei avere informazioni sullo stato dell'arte». L'assessore al Bilancio Maurizio Leo ha rilanciato il giudizio positivo di Standard & Poor's: «Evidenzia l'efficacia delle iniziative assunte dall'amministrazione capitolina per riportare ordine ed equilibrio nei propri conti ma senza per questo diminuire la qualità e il livello dei servizi resi alla cittadinanza». Ma la bufera è stata inevitabile. Anche surreale. Perché il Pd, che ha tenuto la cassa per quindici anni, ha scoperto all'improvviso i debiti e non ha lesinato critiche: «In due anni dall'insediamento dell'amministrazione di destra, Roma ha vissuto un primo periodo in cui lo stesso sindaco Alemanno, sulla scorta del più volte denunciato buco di Bilancio, è stato investito dell'incarico di Commissario. Il periodo commissariale ha comportato l'impossibilità di procedere ad una adeguata pianificazione della città e lo stop dei pagamenti ai fornitori che hanno svolto servizi per conto del Comune di Roma e che, ancora ad oggi, aspettano il pagamento delle loro spettanze» ha tuonato il consigliere Pelonzi, membro della commissione Lavori Pubblici. Se avessero avuto altrettanta attenzione negli anni passati forse la situazione non sarebbe stata così critica. Ha rincarato il vicepresidente della Commissione Bilancio, Ferrari, che ha messo in evidenza «l'immobilismo di cui è vittima la città con la gestione Alemanno». Ribatte il presidente della Commissione, Guidi: «È davvero stupefacente che il centrosinistra dia lezioni sulle tematiche legate al Bilancio. Quando era maggioranza, infatti, ha lasciato le casse del Comune in condizioni indecenti, oggi da opposizione specula, polemizza e fa propaganda sulle iniziative adottate dall'amministrazione capitolina al fine di fare uscire Roma dal disastro degli anni passati». Tra le iniziative, la circolare della Ragioneria generale del Comune che impone un «visto di regolarità» prima di ogni spesa e, nel contempo, il divieto di finanziare acquisti di beni e servizi con risorse iscritte in esercizi di bilancio futuri. Un freno alle spese, insomma, con tanto di minaccia di rivalsa verso i dirigenti che dovessero liquidare spese «senza verificarne la coerenza contabile e la relativa copertura finanziaria». Non usa mezzi termini il capogruppo capitolino del Pd, Umberto Marroni: «Mi sembra impossibile che il bilancio della capitale d'Italia sia sparito da mesi. Leo non ci ha dato neppure una data sulla sua approvazione - ha aggiunto - nel frattempo la città si sta bloccando». «Il Pd ha la memoria corta - replica il consigliere del Pdl De Micheli - È solo grazie al Governo, infatti, che è stato possibile andare oltre i disastri che i suoi compagni di partito ci hanno lasciato dopo 15 anni di gestione capitolina». Ma i consiglieri del Pd hanno presentato anche un esposto alla Corte dei conti per chiedere «in ragione delle forti somme» che sarebbero state impegnate dal Comune per finanziare eventi e «della assenza di qualsiasi procedura di evidenza pubblica, di aprire un'indagine per verificare se non si ravvisino gli estremi del danno erariale». Tra debiti, trasferimenti e spese tutto lascia supporre che la battaglia tra gli schieramenti sarà ancora lunga.

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