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L'altolà del Papa

Papa Benedetto XVI

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Le poco pie illusioni di chi pensava a un Papa messo all'angolo, senza più forza, al tramonto, ieri si sono infrante sul colonnato del Bernini in piazza San Pietro. Ratzinger durante l'udienza generale ha sfoderato un discorso dedicato all'Anno Sacerdotale che suona come un altolà a chi nella Chiesa approfitta degli attacchi esterni a Benedetto XVI per creare correnti e alleanze in vista di un cambio della "Corona" della Chiesa. Le parole del Papa sono nette: "Il sacerdote non insegna proprie idee, una filosofia che lui stesso ha inventato, ha trovato o che gli piace; il sacerdote non parla da sé, non parla per sé, per crearsi forse ammiratori o un proprio partito; non dice cose proprie, proprie invenzioni, ma, nella confusione di tutte le filosofie, il sacerdote insegna in nome di Cristo presente".   Il Papa parla ai "cari confratelli sacerdoti" con il tono del raffinato teologo e la forza dell'uomo che legge negli eventi di questi giorni il movimento oscuro di coloro che ragionano con la prospettiva vicina di "un altro Pontefice". La campagna contro Benedetto XVI si nutre della debolezze interne della Chiesa, dei tentennamenti e delle malcelate aspirazioni di quelli che pensano a una riforma dell'istituzione in chiave post-ratzingeriana. Chi nelle alte gerarchie cede alla tentazione di questo disegno, non ha compreso che la risposta data da Ratzinger allo scandalo degli abusi sessuali sui minori è l'unica possibile.   Non c'è un dopo, c'è un presente a cui i preti, la Chiesa nelle sue varie espressioni, risponde con fermezza secondo gli insegnamenti del Vangelo e le regole del diritto canonico. Nei giorni scorsi ho scritto di un Papa interprete della "Tradizione" e proprio per questo visto come un nemico dai molti falsi "riformatori" che vedono una "crisi sul trono di Pietro". Benedetto XVI è il bersaglio di chi in realtà sogna una Chiesa cattolica talmente debole da esser ripiegata su se stessa, silente e colpevole. Ratzinger è sotto tiro fin dall'inizio del suo pontificato. Gli episodi sono parecchi e Sandro Magister sul suo prezioso sito web "Chiesa.espressonline.it" li ha ben sintetizzati in cinque punti che sono veri e propri capi d'accusa: il discorso di Ratisbona (il Papa nemico dell'Islam); la cancellazione della sua visita all'università La Sapienza di Roma (il Papa nemico della Scienza); la liberalizzazione del rito antico della Messa (il Papa nemico del Concilio Vaticano II); il dialogo difficile ma riaperto con i lefevriani (il Papa nemico dell'ecumenismo); i casi di pedofilia tra i sacerdoti (il Papa nemico dell'infanzia e della legge).   Una ricostruzione che non fa una piega. Le contraddizioni sono evidenti ma non frenano un disegno che non si cura affatto della coerenza, della logica dei fatti, delle prove, perché fa parte di un teorema cospiratorio che ha un solo obiettivo: abbattere Benedetto XVI. Non siamo di fronte a una disputa teologica o a un esame approfondito dei fatti (cosa che proprio la Chiesa sta facendo), lo scenario è quello proprio di un plot politico in cui il capo supremo di un'organizzazione globale viene sottoposto a un bombardamento mediatico che ha il fine di fiaccarlo, metterlo in uno stato di colpa eterna. Le parole di Benedetto XVI durante l'udienza generale in piazza San Pietro sono la risposta chiara di chi non ha nessuna intenzione di piegarsi a questo disegno. Attenzione, non siamo di fronte a una semplice reazione di un uomo che respinge accuse ingiuste. Nel suo discorso c'è il programma del Papa per il futuro, un contro-disegno – che è quello originario del pontificato di Ratzinger – per non lasciare la comunità dei cattolici come "pecore senza pastore", in balìa di "tante filosofie contrastanti, che nascono e scompaiono".   I tanti laici liberali – come il sottoscritto – che guardano con attenzione quanto sta accadendo, sono chiamati a denunciare errori e orrori, e nello stesso tempo a difendere il diritto della Chiesa di agire nella società, di non essere ridotta al silenzio e di potersi difendere liberamente, nel pubblico dibattito e nell'ambito delle leggi canoniche e dello Stato di diritto, dalle sgangherate accuse di quei gruppi che dopo esser stati sommersi dalle macerie del Muro di Berlino e aver mancato la via del riformismo e della laicità liberata dal pregiudizio ideologico, pretendono ancora una volta di vestire i panni dei giacobini, tirare su la ghigliottina e tagliare la testa al Papa.  

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