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Napolitano sul Carroccio

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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Meno chiacchiere e più fatti. Giorgio Napolitano approfitta della visita a Verona per spronare governo e parlamento a non continuare a discutere di riforme solo in televisione o sui giornali ma di iniziare a lavorarci concretamente. Accolto da due leghisti, il sindaco della città Flavio Tosi e il neogovernatore del Veneto Luca Zaia, il presidente della Repubblica spinge su un tasto che fa esultare il Carroccio: prima di tutto bisogna completare il federalismo. E nello stesso tempo mette un freno all'accelerazione che Berlusconi vorrebbe dare a un'altra riforma, quella del semipresidenzialismo, con un capo dello Stato dotato di poteri più forti. Una tappa che invece – è il ragionamento di Napolitano – deve arrivare alla fine di un percorso: prima ci sono gli interventi sulla giustizia, sul sociale, sull'economia. Ma su tutto deve prevalere la concretezza: «È augurabile – spiega in un incontro con i rappresentanti delle categorie economiche e sociali della provincia di Verona – che si esca al più presto da anticipazioni e approssimazioni che non si sa a quali sbocchi concreti, a quali proposte impegnative, a quali confronti costruttivi possano condurre».  Il primo punto nell'agenda del governo deve essere il federalismo: «Ci sono punti importanti di riforma già da tempo apparsi largamente condivisi: sarebbe realistico e saggio non mettere a rischio e non tenere in sospeso quelle convergenze ma mirare a tradurle, in tempi ragionevoli, in dei corposi risultati». «Bisogna lavorare seriamente – prosegue – al cantiere già aperto della legge delega approvata con così largo consenso per l'applicazione dell'articolo 119, cioè del "federalismo fiscale", con il quale va messo in relazione anche il discorso della riforma generale del fisco». Ma alla Lega, che dopo le ultime elezioni è diventata più forte e più esigente, il Presidente lancia un avvertimento: il federalismo non deve essere usato come pretesto per dividere il Paese. «Non c'è, non deve e non può esserci, alcuna contrapposizione tra autonomismo di ispirazione federalistica e unità nazionale. Ce lo dice chiaramente l'articolo V della Costituzione che pone la Repubblica come unica e indivisibile impegnandola a promuovere le autonomie regionali e locali». Oltre alla Lega Napolitano pensa anche alla fretta che ha Berlusconi di portare a casa il semipresidenzialismo entro la fine di questa legislatura per puntare al Quirinale. E allora precisa: «Si possono legittimamente sollevare, certo, altri problemi, riaprire capitoli complessi e difficili, come quelli di una radicale revisione della forma di governo, su cui negli ultimi 15 anni non si sono però delineate soluzioni adeguate e politicamente praticabili. Ma è bene tenere conto dell'esperienza, dei tentativi falliti, delle incertezze rivelate anche dalla discontinuità della discussione su taluni temi accantonati per molti anni». Ben altre cose servono all'Italia. «Bisogna considerare – dice il presidente della Repubblica – un insieme di interventi in campo economico-sociale e anche in campo istituzionale, non più procrastinabili». Priorità che Napolitano elenca: «Si pongono ormai all'ordine del giorno questioni di riforma del fisco, così come questioni di riforma del sistema di sicurezza sociale, esigenze prioritarie di investimento nella formazione, nella ricerca, nell'innovazione, secondo criteri che garantiscano l'uso migliore delle risorse e premino il merito». E ancora «le esigenze di riforma della giustizia, al fine di assicurare la certezza del diritto, la tempestività e l'imparzialità delle indagini e dei giudizi». La strada, secondo il Quirinale, non può essere altra.

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