Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Le lobby americane vanno in pressing

default_image

  • a
  • a
  • a

Lelobby americane hanno deciso di condurre un campionato molto particolare: senza regole, ma con una tattica palese, quella del pressing. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un vero e proprio accerchiamento mediatico. Ma la vittoria stenta ad arrivare e la Chiesa è probabilmente destinata a rafforzarsi nei mesi a seguire, grazie alla coerente posizione assunta da Papa Ratzinger, sin da tempi non sospetti, ovvero pochi giorni dopo il suo insediamento quando denuniò un marciume da debellare in alcuni ristretti ambiti del clero. Ma negli States la nuova versione di uno sport evidentemente emergente da quelle parti, il tiro al piccione, va di moda. Così l'emittente statunitense Cbs ha diffuso ieri i dati di un sondaggio sul calo di fiducia degli americani, e anche dei cattolici, nell'operato di Papa Benedetto XVI: solo il 27% dei cattolici Usa (contro il 40% dell'aprile 2006) ha un'opinione positiva dell'operato dell'attuale Pontefice mentre cresce dall'1% all'11% il numero dei cattolici che ne ha un'opinione negativa. Il sondaggio, condotto telefonicamente su un campione di 850 persone intervistate, mostra che in quattro anni la fiducia generale dei cattolici americani in Benedetto XVI, sull'onda dello scandalo pedofilia, è calata di 13 punti, mentre è aumentata dal 15% al 35% la percentuale dei cattolici indecisi ed è crollata dal 39 al 19% quella dei cattolici che afferma di saperne poco e di conseguenza di non essersi fatta un'opinione precisa. Fra gli americani di tutte le confessioni religiose, gli indecisi sono il 26%, coloro che dichiarano di saperne poco il 31% (erano il 59% quattro anni fa). Dalla Cbs alla carta stampata il passo è breve e il New York Times non allenta la propria offensiva: nell'edizione di ieri il giornale sostiene che Padre Lawrence Murphy - il prete accusato di aver abusato sessualmente di 200 ragazzini sordomuti quando lavorava alla St. John School di Milwaukee - avrebbe proseguito con le sue violenze sino alla sua morte. Quindi, anche dopo essere stato mandato «in esilio» nel 1974, in un cottage sul lago, a Boulder Junction, sempre nel Wisconsin. Secondo l'inchiesta del giornale, il sacerdote pedofilo per decenni fu libero di fare il catechismo ai cresimandi di una scuola religiosa della zona, di ospitarli a casa sua e organizzare delle gite assieme. In più, sempre in quel periodo, potè frequentare i ragazzi di un riformatorio là vicino, il Lincoln Hills School for Boys. Nei due anni precedenti alla sua morte, scrive il Nyt, il vescovo di Milwaukee tentò di allontanarlo dalla Chiesa ma venne dissuaso da alti esponenti vaticani, ai quali il sacerdote aveva inviato diverse lettere per chiedere clemenza. E sempre ieri, la comunità ebraica americana ha reagito indignata all'intervento del predicatore della Casa Pontificia, Raniero Cantalamessa che ieri, citando un suo amico ebreo, ha paragonato la campagna di accuse al Papa sulla pedofilia all'antisemitismo. In prima fila nel protestare, il rabbino Marvin Haier, fondatore e decano del Centro Simon Wiesenthal di Los Angeles, che ha chiesto esplicitamente l'intervento del Pontefice: «Si tratta di parole ingiuriose e espresse alla presenza del Papa. Benedetto XVI dovrebbe, quindi, assumersi le sue responsabilità e chiedere scusa per questa analogia vergognosa». Il fatto che abbia citato una lettera di un ebreo - ha proseguito Hayer - non giustifica la sua ignoranza. Lo scandalo riguarda sacerdoti che si sono macchiati di gravi colpe. Hanno tradito la loro fede e sono stati protetti dalle alte gerarchie. Dire che le accuse contro di loro siano paragonabili alle persecuzioni contro gli ebrei è una vergognosa mistificazione storica».

Dai blog