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L'aereo di Fini evita la collisione Falsa bomba per quello di Silvio

Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini

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In un solo giorno, l'Italia poteva perdere il capo del governo e il presidente della Camera. Sembra uno scherzo, ed invece è la realtà. È quello che è successo ieri, a due ore di distanza l'uno dall'altro. Prima arriva la notizia di un falso allarme bomba a bordo dell'airbus 319 di Silvio Berlusconi. Poco dopo, si viene a sapere che il volo di Stato in cui viaggiava Gianfranco Fini, direzione Amman, ha evitato per pochissimo una collisione in volo. Attimi di paura e agitazione e, nel caso del premier, ora anche delle indagini in corso. Sì perché, l'allarme di una bomba a bordo del volo del Cavaliere, è arrivato con una comunicazione via radio. «Una bomba sull'aereo di Berlusconi», questa la comunicazione ascoltata sulla frequenza "non classificata" dei servizi di terra del 31/o stormo dell'Aeronautica militare.   Subito sono scattati i controlli, ma della bomba nessuna traccia. «Uno scherzo», dicono fonti investigative. Certo, di pessimo gusto, ma che fa tornare a parlare della sicurezza di Berlusconi e riaccende le polemiche in vista del voto. A rendere pubblica la notizia di quanto successo al premier, è stato direttamente Palazzo Chigi, con una nota ufficiale: l'allarme è scattato intorno alle 9.30. Immediati i controlli che «hanno consentito di escludere la presenza di qualsiasi ordigno» e «il Presidente, poco prima delle 13.30, è giunto a destinazione utilizzando un vettore diverso». Entrando nei dettagli, la comunicazione che segnalava la bomba, è stata sentita anche dal comandante dell'aeroporto mentre sorseggiava un caffè. Nel giro di pochi secondi è stato avvertito il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta che ha autorizzato le procedure previste in casi del genere. È stata allertata la scorta di Berlusconi, pronta ad accompagnarlo a Ciampino da Palazzo Grazioli: la la partenza per l'aeroporto è stata immediatamente bloccata. Sono state interrotte tutte le operazioni pre-decollo dell'airbus che, portato in un hangar, è stato rivoltato come un calzino: in azione artificieri e forze di polizia, che hanno ispezionato anche lo scalo. Nel frattempo è stato predisposto un secondo velivolo, pure questo sottoposto ad accurati controlli. Nessuna bomba è stata trovata, ma le rigide procedure di sicurezza hanno fatto comunque optare per l'utilizzo del secondo velivolo. Al comandante del secondo aereo sono stati consegnati diversi piani di volo, per mantenere segreta la destinazione finale (Milano), resa nota quando il jet era già decollato con il premier a bordo.   In tutto, dal falso allarme alla partenza, sono trascorse circa tre ore. Berlusconi, informato dall'inizio di tutta la vicenda, è rimasto a Palazzo Grazioli, aspettando il via libera per poter partire. Nessuna agitazione. Ma i l suo pensiero, racconta chi c'ha parlato, è andato ancora una volta al problema sicurezza, alle tante misure messe in campo per la sua protezione e intensificate dopo l'aggressione in piazza Duomo a Milano. «Tutto questo è frutto del clima d'odio che c'è intorno alla mia figura», avrebbe detto il premier ad alcuni fedelissimi. A questo punto c'è da trovare i responsabili: chi ha dato la comunicazione via radio? Su questo sta già indagando la polizia postale, anche se, spiegano, non sarà facile trovare i colpevoli. Le ripercussioni si sono fatte sentire subito sul versante politico. Un falso allarme bomba sull'aereo di Berlusconi? «Quanti ne avremo, quanti ne avremo...», commenta il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Più esplicito Antonio Di Pietro: «Bisognava creare oggi che c'era una notizia vera, la nostra manifestazione, una falsa notizia che occupasse l'informazione pubblica. Mi aspetto che stasera ci sia un editoriale di Minzolini...». A prendere la cosa sul serio è invece il ministro della Difesa, Ignazio La Russa: «Un allarme è sempre tale, non è mai falso. E queste cose nascono da un clima di odio. Odio verso Berlusconi», dice il coordinatore del Pdl. Nessun commento invece sulla mancata collisione dell'aereo di Fini. L'Airbus 319 CJ del 31/mo Stormo dell'Aeronautica militare ha evitato, grazie ad una brusca ma efficace manovra d'emergenza del pilota, nei cieli sopra la Siria, una collisione in quota con un altro velivolo la cui rotta confliggeva con quella dell'aereo militare italiano. Erano circa le sette e mezza del mattina, ora italiana e Fini era in viaggio per Amman per partecipare alla sessione plenaria dell'Assemblea parlamentare Euromediterranea, quest'anno per la prima volta presieduta dal Parlamento italiano.   «A noi è sembrato un vuoto d'aria al contrario», racconta il portavoce del presidente Fini Fabrizio Alfano. «È durato pochi secondi, e solo alla fine ci hanno spiegato cosa era successo». Paura dunque solo per pochi secondi. Fini ha partecipato alla riunione dell'Apem nella capitale giordana, che ha lasciato a bordo dello stesso aereo poco prima delle 15, atterrando allo scalo militare di Ciampino alle 18.  

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