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Aiuto, son tornati i nuovi mostri

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Leoluca Orlando

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Alla fine c'erano tutti. Resuscitati e pronti a bere sangue Pdl, alla Dracula. Nel pomeriggio cominciato freddo e poi sbrinato da un'idea di sole. Piazza del Popolo, l'occasione buona per uscire dall'era glaciale. Li assembla Bersani che ha il dente vampiresco e davanti alle transenne acclamanti non resiste. Fa pugnetto chiuso, il massimo della goduria d'antan. Ma c'è il nuovo che avanza. De Magistris è Vlad l'impalatore. Azzanna alla gola Napolitano: «Il presidente della Repubblica è stato inadeguato, speriamo che in seguito difenda meglio le istituzioni», sibila nel capannello. Poi i plantigradi, che ovviamente fanno le alleanze coi piedi. Le scarpe affratellano D'Alema e Vendola. Tutti e due in Hogan, da ginnastica sì, ma buone anche sotto la giacca. Solo che quel fanatico di Niki ce l'ha con gli inserti di pelle nero lucida. Jekyill e Mister Hyde, l'altra categoria. Nessuno se li fila, perciò cambiano personalità. E si intervistano a vicenda. Castagnetti è un pupo biondo, un roseo pretino in felpa e pantaloni blu. Ma diventa feroce contro chi gli ha fatto dire che avrebbe schivato piazza del Popolo. E non schioda dal mastino Marco Rizzo, il redivivo cacciato dai Comunisti italiani. Si intervista da solo anche un altro bulldog, Leoluca Orlando, ma poi finisce melanconico sotto il palco a compulsare il cellulare, il sigaro che gli tappa la bocca, tanto non gli serve parlare. Vincenzo Vita è un signor nessuno e dunque è rosso di rabbia. Invece a Oliviero Diliberto nascosto dagli occhiali scuri e a Ignazio Marino in zainetto boy scout hanno dato un antidoto e paiono mansueti. Ed ecco la genia dei sgonfiati di boria. A Bobo Craxi resta il birignao del padre quando discetta di «compagni socialisti». A Paolo Cento i riccioli radi sulla panza. A Goffredo Bettini tra poco nemmeno quella. Sta a dieta di tutto, è dimagrito di voti e di 30 chili. Livia Turco ha perso il ghigno e spalma sorrisi celestiali, e infatti ha una giacca a vento color fata turchina. Franceschini si consola convinto che «sabato prossimo saremo cinque, sette milioni». Ma niente da fare, il parterre vibra per Vendola e Di Pietro. Tonino aggrotta le sopracciglia a mo' di gorilla per meglio articolare il pensiero. Come Gheddafi, va poi a ritemprarsi sotto al gazebo bianco dell'Idv. Magari una sedia avrebbe fatto comodo al «vecchio partigiano» Armando Cossutta che se ne sta appollaiato su un baule degli amplificatori. Ma più mutante di tutti è Stefano Di Battista. Passa da destra a sinistra. Venerdì sera alla Centrale Montemartini, al cospetto dell'assessore Croppi, aveva rivisitato in chiave jazz «Parlami d'amore Mariù». Ieri ha rifatto il pezzo pari pari per il popolo viola. Ma insomma, le svisate son piaciute a Uolter. Che se ne stava in disparte in versione chioccia, con moglie, figlie e suocera al seguito. Pacche a Sircana, secco e rugoso come uno zombie. Sorrisi a Tiziana Ferrario, in gramaglie nel Monclair nero, e alla biondona Anna Maria Malato, con tracolla Vuitton e pronta a vigilare al seggio. Veltroni e famiglia sciamano in via del Babuino prima che parli Di Pietro. Peccato, si sono persi pure Daniela Martani. L'ultimo mostro. Mica di bravura. Di velleità.  

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