Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Adesso si faccia pulizia completa dentro il Pdl

default_image

  • a
  • a
  • a

Adesso ci auguriamo che non finisca tutto a tarallucci e vino. La soluzione escogitata per permettere a Formigoni e al Pdl nella provincia di Roma di riprendere la competizione elettorale, non assolve dal peccato chi l'ha commesso. Anche perché l'esito della sciagurata gestione delle candidature e della presentazione delle liste ha gettato discredito sulla classe dirigente del centrodestra che ha dovuto metterci la faccia per sanare, si fa per dire, il vulnus creato da faccendieri della politica ai quali dovrebbe essere inibito, d'ora in avanti, di occuparsi di cose per le quali non sono evidentemente tagliati. Per quanto discutibile, il decreto che rimette in moto il processo elettorale in due regioni-chiave deve essere letto non come un "abuso di potere", ma quale espediente per evitare il peggio: tener fuori milioni di elettori e di fatto delegittimare il responso in assenza di controparti significative avrebbe potuto provocare danni irreparabili. Qualcuno dirà che la toppa è peggiore del buco, ma non è così. Provate ad immaginare come sarebbero stati considerati i probabili vincitori "a tavolino" per i prossimi cinque anni: nella migliore delle ipotesi degli abusivi. La democrazia non è un giardino fiorito nel quale coltivare impossibili formalismi. La Repubblica di Weimar morì soffocata da questa illusione.   La politica, se vuole avere un senso, deve dare efficacia normativa a necessità che possono affiorare, pur salvaguardando il principio di legittimità su cui poggia la legalità. E' un'antica regola del diritto positivo. E quando il potere esecutivo interviene per "interpretare", come è accaduto nel caso che abbiamo davanti, è per evitare ulteriori e più gravi conseguenze. Il capo dello Stato, dimostrando ancora una volta grande sensibilità, lo ha compreso. E' costato caro il decreto, ma sarebbe stato ancora più scandaloso se si fosse lasciato che l'irresponsabilità di pochi travolgesse il diritto dei più. Si può non essere d'accordo con questa tesi, naturalmente, ma è così e la si deve accettare come male minore di fronte ad un male che si profilava ben peggiore. Chi, però, ha perduto l'innocenza, non creda ora di cavarsela a buon mercato.   E' tempo di resa dei conti nel Pdl. Quanti hanno sbagliato è giusto che paghino. Non ce la si può cavare scaricando tutte le colpe su un tale Milione, che certo non passerà alla storia sia pur minima della politica italiana di questi sgangherati giorni. E' nel profondo che bisogna scavare al fine di accertare le responsabilità di chi ha guastato, comunque vadano le cose il 28 ed il 29 marzo, la competizione elettorale del centrodestra. Se dovesse prevalere la tentazione di scordarsi ciò che è accaduto, vuol dire che il Pdl è morto e non merita di resuscitare. Al contrario, se si farà pulizia nel partito, si metterà ordine negli organismi statutari e li si farà finalmente funzionare, si sceglieranno con cura i candidati a tutti livelli e ci si attrezzerà affinché la meritocrazia sia il solo parametro di valutazione, un "nuovo inizio" sarà forse possibile. Di questa settimana infernale non vorremmo che restasse soltanto il buco di incredulità e di disperazione nel quale molti elettori del centrodestra hanno infilato la testa frastornati ed anche traditi. Del decreto a loro importa fino ad un certo punto. Gli preme di più il ritorno alla buona politica cui hanno diritto. Berlusconi e Fini ne sono certamente consapevoli. Agiscano di conseguenza.  

Dai blog