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Regionali, Schifani: "Garantire a tutti il diritto di voto"

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Il presidente del Senato, Renato Schifani

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Col passare delle ore, si ridimensiona - nelle sedi nazionali e locali del centrodestra - l'allarme diffusosi oggi intorno all'ipotesi di esclusione del listino della candidata governatrice del Lazio, Renata Polverini, nonchè della lista civica a lei ispirata. Anche se il livello di attenzione resta alto. Come testimoniano gli spostamenti della Polverini, che dopo avere partecipato a un summit del centrodestra a via dell'Umiltà si è recata a Palazzo Grazioli per incontrare il premier Silvio Berlusconi. Al termine del faccia a faccia, la candidata alla presidenza del Lazio assicura che sia lei sia il premier sono ottimisti sull'esito dei ricorsi presentati dal centrodestra. Se anche sulla provvisoria esclusione della lista Formigoni dalle Regionali in Lombardia circola ottimismo rispetto alla decisione della corte d'appello di Milano, che dovrebbe slittare a domani, con maggiore apprensione si attendono le decisioni sullo stop alla lista del Pdl nella Provincia di Roma. Dallo scranno più alto di Palazzo Madama fa sentire la propria voce Renato Schifani, il quale «si augura fortemente» e «tifa» affinchè «nel rispetto delle regole possa essere garantito il diritto di voto sacrosanto, previsto dalla Costituzione, a tutti i cittadini». Per il presidente del Senato, sul rispetto delle regole deve prevalere la sostanza alla forma «quando la forma non è essenziale». Un segnale inequivocabile, che Schifani non correda comunque di proposte nel merito: «Non sta a me - spiega - prevedere leggi di proroga delle elezioni o di riapertura dei termini». Le parole di Schifani - che innescano un serrato dibattito nell'aula del Senato - sono «importanti e sagge» secondo il portavoce del Pdl Daniele Capezzone. Per Capezzone, il messaggio di Schifani dovrebbe «aiutare tutti a non perdere di vista l'essenziale». Vale a dire che «per quante leggerezze possano essere state commesse, per quante imprecisioni formali possano essersi determinate (e su questo, politicamente, sarà opportuno discutere a tempo debito, senza sottacere alcuna responsabilità), c'è comunque un bene supremo, che è il diritto dei cittadini a potersi esprimere con il voto. Sarebbe assurdo che delle elezioni, in un paese dell'Occidente avanzato, fossero vinte o perse a tavolino». Capezzone punta il dito contro i radicali: «È triste che proprio Bonino e Pannella (oggi frequentatori entusiasti dei viola-day manettari), non comprendano che il giusto tema generale del rispetto delle regole si sta trasformando, tra pronunciamenti a spizzichi e bocconi e magari contraddittori fra loro, in una occasione di incertezza del diritto e di arbitrarietà, con le Corti d'appello - di fatto - dotate di un potere di vita o di morte sull'una o sull'altra lista, e senza che nessuno possa capire se i medesimi criteri di giudizio siano applicati o no all'una o all'altra lista, all'uno o all'altro ricorso. La sovranità appartiene al popolo, non alle Corti d'appello. È bene ricordarlo». Il portavoce Pdl aggiunge che «nell'era di Internet e della comunicazione istantanea, è assurdo che la procedura elettorale sia soggetta a rituali medievali, tra firme e timbri. Ma di questo ci sarà tempo per parlare». Per la candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione Lazio, Emma Bonino, oggi da parte del Pdl «oggi è stata data prova di sciatteria e impunità». L'aspirante governatrice non si spinge oltre, a differenza del presentatore della lista Bonino, l'avvocato Luca Petrucci: «Con l'esclusione del listino a lei collegato, Renata Polverini non è più candidata alle elezioni regionali del Lazio». Un'affermazione discutibile non solo sul piano del fair-play, visto che presto, secondo le tesi circolanti del Pdl, potrebbe risultare destituita di fondamento. Più attento al galateo politico il segretario Pd Pier Luigi Bersani, il quale puntualizza che «il Pd non ha festeggiato» per le difficoltà del centrodestra nel Lazio e in Lombardia, aggiungendo che la mancata presentazione di liste pro Polverini e Formigoni «introdurrebbe nella competizione elettorale un elemento non positivo» e creerebbe «un turbamento nell'ordinato svolgimento della competizione».  

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