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Pronto? Manette in linea Bufera su Fastweb e Telecom

Un frame del video dei Ros, mostra un momento del blitz sul maxi riciclaggio di denaro sporco che ha coinvolto Fastweb e Telecom Italia Sparkle

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Società di telecomunicazioni e 'ndrangheta unite per mettere a segno una delle più grandi frodi nella storia d'Italia. Avrebbero riciclato più di due miliardi di euro. La rete per «pulire» il denaro aveva ramificazioni soprattutto all'estero, dove venivano trasferiti ingenti somme di denaro. Soldi spediti nei paradisi fiscali mediante l'utilizzo di fiduciari svizzeri. Il denaro, infatti, secondo quanto accertato dalla procura di Roma, che ha chiesto e ottenuto l'arresto per 56 indagati, finiva soprattutto nella Repubblica Dominicana, a Panama, alle Isole Vergini Britanniche e alle Antille Olandesi. Nel gruppo di presunti responsabili della maxi frode, ci sono anche i vertici di due aziende delle telecomunicazioni, Fastweb e Telecom Italia Sparkle. Le due aziende, comunque, hanno detto di essere parte lesa in questa truffa galattica. Anche se il gip chiama in causa anche i vertici di Telecom Italia per la «solare evidenza delle loro responsabilità». Per Silvio Scaglia, ex amministratore delegato e fondatore di Fastweb, è stato emesso mandato di arresto: l'alto dirigente è ricercato all'estero. L'intenzione dell'ex ad è quella di essere ascoltato al più presto per chiarire la vicenda che lo ha coinvolto. La magistratura romana ha chiesto anche l'arresto per Stefano Mazzitelli, ex amministratore delegato della Telecom Italia Sparkle, per Nicola Di Girolamo, senatore del Pdl eletto nella circoscrizione estera Europa, e per un ufficiale della Guardia di Finanza, Luca Berriola, che lavora presso il Comando di tutela finanza pubblica.   Lunga comunque anche la lista degli indagati. Tra questi, Stefano Parisi, amministratore delegato di Fastweb a partire dal primo novembre 2004, Riccardo Ruggiero, all'epoca dei fatti presidente di Telecom Italia Sparkle, Emanuele Angelidis, già amministratore delegato e direttore generale di Fastweb. Le accuse, a seconda delle posizioni processuali, vanno dall'associazione per delinquere transnazionale pluriaggravata, alla dichiarazione infedele mediante l'uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti in corcorso con altri, alla violazione della normativa elettorale con l'aggravante mafiosa. Si tratta di un'indagine condotta dai carabinieri del Ros e dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza, che ha coinvolto anche forze dell'ordine straniere, tra le quali quelle degli Stati Uniti, Francia, Svizzera, Lussemburgo, Regno Unito, Romania, Emirati Arabi, Singapore e Hong Kong. La frode è stata definita dal gip romano «carosello», poiché l'organizzazione, secondo gli inquirenti, aveva come fine quello di ottenere crediti di imposta con profitti per centinaia di milioni di euro in favore di Fastweb e Telecom Italia Sparkle facendo confluire il denaro in moltissime società «fittizie». Ma non finisce qui. In base alle indagini, come riportato dal gip della Capitale in 1.600 pagine di ordinanza di custodia cautelare, l'organizzazione usava anche la violenza per convincere i complici a compiere le attività criminali. Una banda definita dal magistrato romano come «tra le più pericolose mai individuate», proprio a causa della collaborazione con personaggi collegati alla 'ndrangheta. Proprio a questi sarebbero stati intestati beni di lusso e attività economiche degli indagati.   Nel corso delle indagini, le forze dell'ordine hanno sequestrato 247 immobili, per un valore dichiarato di 48 milioni di euro, 133 auto e cinque imbarcazioni per un valore di 3 milioni e 700 mila euro, 743 rapporti finanziari, 58 quote societarie, per un valore di quasi 2 milioni di euro, crediti nei confronti di Fastweb e Telekom Italia Sparkle per 340 milioni di euro e due gioiellerie. Il valore dei beni localizzati all'estero e colpiti dallo stesso provvedimento ammonta a circa 15 milioni.  

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