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La Corte dei conti lancia l'allarme e punta il dito sui controlli tecnici

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.Pensate, progettate, finanziate, appaltate, a volte costruite e lasciate alla mercè dei vandali a volte abbandonate a metà dei lavori con il calcestruzzo che cola ancora dal secchio in attesa di essere utilizzato. Il Lazio ha dodici opere incompiute. Per colpa della carenza di programmazione e dell'eccessiva frammentazione dei centri decisionali, come spiega la Corte dei conti. O per la complessità delle procedure di progettazione e le carenze nei controlli tecnici e amministrativi. Per colpa di quella corruzione che i magistrati contabili chiamano «tumore maligno» contro il quale non ci sono «anticorpi» nella pubblica amministrazione. La procura regionale del Lazio della Corte dei Conti segnala quattordici istruttorie. Due riguardano la mancata esecuzione di urgenti lavori di restauro del complesso monumentale Santo Spirito in Sassia, a Roma. Altre due puntano il dito contro la chiusura del reparto di radioterapia dell'ospedale di Sora, che dopo l'inaugurazione di dicembre 2008 e un investimento di cinque milioni e mezzo di euro oggi è inutilizzato. Sempre in provincia di Frosinone, ecco il caso dello stadio Casaleno. I lavori per costruirlo sono iniziati nel 1971 ed era prevista la chiusura del cantiere nel 1973. Ma ancora oggi nessuno può tifare il Frosinone calcio da quegli spalti. I lavori, a carico del Comune, sono fermi ed è rimasta solo una scalinata inutilizzata con una copertura. Stessa sorte tocca all'ospedale di Ceccano: i lavori iniziati nel 1971 dovevano concludersi nel 1976 ma, a oggi, esiste solo uno scheletro di cementro dove le visite mediche e le ambulanze non si vedono neppure sforzando la fantasia. Resta un sogno anche l'interporto di Frosinone, undici anni fa finanziato con 40 miliardi di lire: i lavori per quest'opera da realizzare in moduli sono iniziati nel 2000 e non sono ancora finiti. Si sprecano i soldi dello Stato anche nella provincia di Viterbo. La superstrada Orte-Civitavecchia doveva essere pronta per il Giubileo del 2000 ma per ora è una lingua di asfalto che finisce in mezzo alla campagna. Mentre l'ospedale Belcolle di Viterbo ha i cantieri fermi da trent'anni. L'attuale consiglio della Regione Lazio ha tentato di voltare pagina con una nuova gara d'appalto (dato il fallimento della prima) che oltre ad aggiudicare i lavori darà in concessione anche alcuni servizi ospedalieri. Per ora il corpo A3 del Belcolle è una carcassa inutilizzata. Il capitolo viterbese riguardante la ferrovia Orte-Capranica-Civitavecchia è invece un libro a parte. Nel 1981 il Parlamento ha dato il via libera a un finanziamento per 200 miliardi di lire, a seguito di una frana che aveva danneggiato la ferrovia. I lavori erano iniziati dopo due anni: gallerie, ponti e viadotti sono stati aggiustati. Ma nel 1994 è arrivato uno stop. Tutto fermo fino a quando, nel 1998, furono stanziati altri 123 miliardi per completare il tratto: ma da quelle parti ancora oggi i treni non possono ancora correre. La ferrovia non è stata finita. Nel Lazio si contano altre tre opere incompiute, stavolta nella provincia di Latina. La Pedemontana di Formia, il cui progetto è del 1989, ed è stato finanziato complessivamente con 450 milioni di euro. C'è poi la Roma-Latina, prevista dal piano regionale della mobilità dei trasporti e della logistica elaborato dalla Regione Lazio nel 2006. Per la super Pontina che costerà più di un miliardo di euro i tempi sono ancora lunghi. Infine c'è la superstrada Fondi-Ceprano, l'arteria promessa già nelle campagne elettorali del 1968: i cantieri non stati mai aperti.

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