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Un'occasione d'oro per chi lavora bene

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Bastaragionare, per accorgersi di come la trasparenza porta benefici. Già solo pubblicando i dati sulle assenze e annunciando controlli meno ipotetici si è riusciti, in pochi mesi, a riassorbire una quota importante dell'assenteismo. I fannulloni totali, quelli che neanche si presentano al lavoro, sono diminuiti drasticamente, e ancora scemano. La critica, rivolta al ministro Renato Brunetta, che ha avviato una battaglia giudicata suicida e che, invece, ha portato a casa significative vittorie, è stata la seguente: a che serve portarli in ufficio, se poi non lavorano? A parte il fatto che se neanche ci vanno il problema del lavoro non si pone, la riforma approvata l'anno scorso, di cui adesso si vedono gli effetti, serve proprio a leggere con una diversa luce tutto il capitolo della produttività del lavoro pubblico. I cartellini identificativi sono una tessera del mosaico, il cui disegno complessivo è musica per le orecchie delle persone responsabili e dedite al dovere, mentre, giustamente, stona a quelle dei lavativi e degli imbroglioni. La fissazione degli obiettivi da raggiungere, ufficio per ufficio, il potere e la responsabilità in capo ai dirigenti, la possibilità di avviare azioni collettive per reclamare il ripristino della correttezza nei servizi (che non esclude affatto, come malamente si è scritto, quella di chiedere il risarcimento per eventuali danni), sono tutti anelli di una catena che non serve a imprigionare gli impiegati, ma a liberare i cittadini. Fra i quali, naturalmente, sono compresi anche i dipendenti pubblici. Il passo ulteriore dovrà essere la retribuzione legata al merito, come già la riforma prevede, quindi un premio concreto per chi negli uffici pubblici va lavorare, non solo a riscuotere lo stipendio. So bene che molti storceranno la bocca. Fra i dipendenti per il sospetto delle vessazioni. Fra i cittadini per fondato scetticismo. Ai primi si deve fare osservare che la sorte peggiore è già quella che vivono, con la dequalificazione del loro impegno e la cattiva fama del loro lavoro. Ai secondi non si tratta di chiedere fiducia, ma di impegnarsi essi stessi per favorire il cambiamento, ad esempio sostituendo il mugugno con la denuncia. Ad un artigiano o ad un professionista cui ci rivolgiamo, sia esso un idraulico o un commercialista, chiediamo prestazioni precise e qualificate, in cambio dei soldi che paghiamo. Se, alla fine dell'intervento, il rubinetto gocciola ancora, non sborsiamo un tallero e protestiamo. Ecco, si tratta di sentire lo Stato come casa propria, riconoscenti per quanti si adoperano a renderla pulita e efficiente, severi con quanti la maltrattano. Davide Giacalone www.davidegiacalone.it

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