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Alfano: "Conosco Berlusconi non si sottrarrà alla giustizia"

Angelino Alfano

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«Non è affatto vero che Berlusconi vuole sottrarsi ai processi e che il legittimo impedimento sia una legge ad personam. In realtà il presidente vorrebbe andare in tribunale sempre ma perchè ciò sia possibile, occorre prima studiare le carte e questo richiede tempo che verrebbe sottratto all'attività di governo. Ecco dunque la necessità di un provvedimento che interrompa i processi del premier». Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ospite di Lucia Annunziata alla trasmissione In mezz'ora replica punto su punto alle accuse che vengono dall'opposizione. Il Guardasigilli spiega che c'è una sorta di bivio: «tra il dovere del presidente del Consiglio di governare e il diritto di difendersi dai processi». E ricorda che «Berlusconi avrebbe dovuto affrontare 23 udienze in 65 giorni». Il discorso di Alfano è a ampio raggio e contiene anche l'annuncio di un decreto (sarà presentato nel Consiglio dei ministri di mercoledì) per riaffermare la competenza del tribunale per i reati di associazione mafiosa aggravata. Il che significa che il governo mantiene fermo l'impegno nella lotta alla mafia e quindi sono inconsistenti le polemiche di questi giorni sul rischio di nullità di molti processi di mafia. Alfano afferma anche di voler mandare in porto sia l'immunità che il lodo Alfano ma senza sottrarre alcuno ai processi o trasformandoli in privilegi di casta. Poi assicura che quando Berlusconi «avrà finito di governare, si farà processare dai tribunali italiani». Il che significa che il legittimo impedimento non è uno scudo per «metterlo al riparo dalla giustizia». Alfano replica anche al presidente della Camera Gianfranco Fini che aveva parlato di «binario morto» per il processo breve. Niente di più sbagliato, assicura il Guardasigilli. «Il processo breve non ha nessuna urgenza di essere approvato, però vogliamo mantenere saldo il principio che i cittadini debbano sapere il momento in cui si è condannati o dichiarati innocenti». Altro tema caldo è quello sull'uso dei pentiti. Alfano entra nel merito delle polemiche relative al ddl Valentino, che mira a modificare la legislazione sull'uso dei collaboratori di giustizia. Ribadisce la bocciatura alla proposta del senatore del Pdl. «I pentiti sono utili» afferma ma è anche vero che vanno «maneggiati con cura». Il ministro ricorda che hanno aiutato la giustizia in più occasioni; «a «ricostruire l'organizzazione di Cosa Nostra e a risolvere tanti casi». Però non bisogna dimenticare «che sono dei criminali» quindi bisogna muoversi con molta cautela. Ne deriva che la cosa migliore è «applicare bene le leggi esistenti». Alfano si dice contrario a un intervento sulla legislazione in materia di pentiti «perchè rappresenterebbe un segnale di allentamento della tensione nel contrasto della criminalità organizzata, che invece noi stiamo tenendo alta». Il Guardasigilli torna pure sull'atteggiamento politico di alcuni magistrati e sollecita quanti «dichiarano continuamente, ad avere un atteggiamento parco e sobrio senza mostrare una tendenza politica altrimenti si fa un danno alla giurisdizione». «I magistrati devono apparire terzi». Infine un paio di battute al cianuro sul leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. «Ha candidato De Luca. Per me De Luca è un presunto innocente, ma Di Pietro è un conclamato incoerente». Commenta l'esito del congresso dell'Idv che ora vede il partito di Tonino e il Pd «ancora più uniti» ma in questo abbraccio mortale «è il Pd che vira verso Di Pietro».

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