
Il Pdl sconfessa l'Idv, ok alle riforme

CORTINA - L'asse delle riforme tiene. Si va avanti. Il segnale che da giorni il Pdl si attendeva dal Pd è arrivato: una netta presa di distanza da Antonio Di Pietro. Ora, certo, ci sono i falchi del centrodestra che vorrebbero messaggi più chiari e ancora più netti come per esempio la rottura definitiva dell'alleanza tra Pd e Italia dei Valori. Ma ad essere realisti quello che è successo ieri è già un notevole passo. Che cosa è accaduto? È successo che Di Pietro è tornato ad attaccare pesantemente. Questa volta ma anche Napolitano. E non è un caso visto che il leader dell'Idv è intervenuto il giorno dopo la sparata del suo eurodeputato Luigi de Magistris che più o meno velatamente lo sta sfidando alla guida del partito. L'ex pm di Mani Pulite si sente scoperto e allora parte, a freddo, all'assalto. In particolare l'ex ministro dei Lavori Pubblici si era aggrappato a una provocazione di Brunetta (cambiare l'articolo 1 della Costituzione inserendo anche il merito) per alzare ancora i toni: «Dal punto di vista politico, il 2010 costringe già a disseppellire l'ascia di guerra contro il solito manipolo golpista che vuole stravolgere la Costituzione cavalcando le dichiarazioni del Capo dello Stato, forse incaute visti gli interlocutori». Insorge il Pdl, a cominciare dal portavoce del governo Paolo Bonaiuti. Ma proprio mentre il centrodestra attacca, arriva a sorpresa una netta presa di distanze del Pd per bocca del vicesegretario Enrico Letta: «Con questa continua rincorsa Di Pietro e de Magistris portano il centrosinistra nell'abisso e sono i migliori alleati di Berlusconi. Noi continuiamo sulla nostra linea di sostegno e difesa del Capo dello Stato e della sua posizione a favore delle riforme e dell'interesse nazionale». In fin dei conti era quello che da giorni era stato invocato anche dal centrodestra. Il segnale è arrivato. Ora il Pdl può mettere in moto le riforme. Proprio in questi giorni è stato messo a punto il testo del nuovo lodo Alfano per via costituzionale. Verrà presentato al Senato il 12, alla ripresa delle attività. E partirà subito anche perché la strada per l'approvazione sarà lunga. Allo stesso tempo subirà un'accelerazione anche il testo sul legittimo impedimento che è alla Camera e potrebbe ricevere l'ok anche dell'Udc che lo aveva proposto. Poi la parte delle riforme vere e proprie. Si parte dalla mozione bipartisan (ma già in quel caso il Pd e l'Idv si erano divisi) approvata a dicembre al Senato e che ha avuto il plauso anche del presidente della Repubblica. Sarà la commissione Affari costituzionali, guidata da Carlo Vizzini, a fare il primo passo incardinando l'iter delle riforme. Si cominicerà con un ampio programma di audizioni con i presidenti emeriti della Corte costituzionale, il Csm, l'Anm e parti sociali con Confindustria e sindacati. Procedere in questo modo servirà a far partire le riforme ma anche a prendere tempo visto che subito dopo le elezioni regionali, come ieri ha chiesto di nuovo Casini, si entrerà nel merito.
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