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Al Qaeda conferma: "Cicala è in mano nostra"

La foto diffusa da Al Arabiya che mostra Sergio Cicala e la moglie, la coppia di italiani rapita da Al Qaeda in Mauritania, circondati da uomini armati

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Sergio Cicala e la moglie, la coppia italiana rapita in Mauritania il 18 dicembre scorso, sono nelle mani del gruppo «Aqmi» che fa capo ad Al Qaeda. La conferma è arrivata con una nuova rivendicazione - pubblicata su internet - accompagnata da foto dei due italiani sequestrati mentre, con il loro furgone, stavano percorrendo la Mauritania diretti in Burkina Faso, paese d'origine della donna. Dai sequestratori è arrivata intanto anche la richiesta di riscatto - 7 milioni di dollari più la liberazione di alcuni compagni detenuti in Mauritania - per la liberazione dei tre cooperanti spagnoli rapiti alla fine di novembre. A pochi giorni da un precedente messaggio il gruppo di «Al Qaeda nel Maghreb islamico» ha confermato così la paternità del rapimento, pubblicando ieri - con un messaggio datato 30 dicembre - tre foto: le prime due raffiguranti i passaporti e la terza che mostra Cicala, pensionato siciliano di 65 anni, e la moglie Philomene Kabouree, in ginocchio, circondati da cinque uomini armati. Probabilmente la stessa foto diffusa nei giorni scorsi dall'emittente araba al Arabiya. Una nuova rivendicazione in cui l'Aqmi torna a ribadire che il sequestro è legato alla politica estera italiana: «il rapimento - è scritto nel comunicato del gruppo terroristico - è avvenuto quando il governo di Silvio Berlusconi sostiene le guerre in Afghanistan e in Iraq e sostiene la crociata contro l'islam». Il braccio di Al Qaeda nel Maghreb ha sottolineato così «che se la famiglia degli ostaggi e il popolo italiano tengono alla sicurezza di Cicala e Kabouree, devono fare pressioni sul loro governo perchè dia seguito alla sua richiesta», ha fatto sapere il Centro americano di sorveglianza dei siti estremisti islamici (SITE), che ha riproposto le immagini. Una prima rivendicazione dell'Aqmi era giunta il 28 dicembre attraverso il canale satellitare Al Arabiya, che aveva diffuso un messaggio audio e una foto in cui Cicala appare in un sito desertico insieme alla moglie - il cui volto era stato oscurato - stringendo tra le mani il suo passaporto chiuso, mostrandone la copertina. Dalla Spagna si è appreso che i rapitori hanno chiesto un riscatto di 7 milioni di dollari, oltre al rilascio di sei membri del gruppo detenuti in Mauritania, per la liberazione dei tre cooperanti spagnoli sequestrati il 29 novembre scorso. Le condizioni di salute di uno dei tre - rimasto ferito ad una gamba durante la cattura - starebbero intanto migliorando, secondo quanto riferito dal responsabile dell'Ong cui appartengono. Insieme ai tre spagnoli e alla coppia italiana è nelle mani dei rapitori anche un francese. Il prossimo 11 gennaio il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini sarà in Africa per una missione nel continete. La prima tapap sarà proprio la Mauritania.

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