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I sindacati: «No a soluzioni rabberciate»

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«Anchese ci sono due anni prima della fine della produzione dobbiamo agire immediatamente. Tutti dobbiamo muoverci perchè si salvi quella realtà industriale senza velleità ma anche senza facilonerie» ha detto il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. Poi ha messo in guardia da «soluzioni rabberciate o non chiare e da forme di solidarietà penose». «Il piano della Fiat si basa sulla chiusura di Termini Imerese e quindi non si può esprimere un giudizio positivo» è il commento tranchant del leader della Cgil Guglielmo Epifani che ha ricordato che «lo stabilimento occupa tra lavoratori diretti e indiretti 3.000 persone e quindi è strategico». Incalza l'Ugl: «Nonostante qualche indicazione di sviluppo emersa dal piano industriale come la volontà di investire su Pomigliano, l'urgenza resta Termini Imerese di cui Fiat deve farsi carico». Il segretario confederale del sindacato, Cristina Ricci, ha sottolineato che «anche se sotto forma di credito di imposta l'azienda ha beneficiato di incentivi e ci aspettiamo un incremento della produzione che corrisponda a un mantenimento degli attuali posti di lavoro». Anche per il leader della Uil, Luigi Angeletti, «la sfida è come aumentare la produzione e il confronto deve partire dal fatto che in Italia non esiste un problema di sovracapacità produttiva». La Fiom minaccia una nuova grande stagione di mobilitazione e lancia una proposta provocatoria: «diamo la fabbrica a una casa automobilistica che crede in questo territorio e nelle sue competenze». Anche il centrosinistra va all'attacco. «La Fiat deve avere un piano, non può dire chiudo Termini Imerese e arrivederci, sarebbe devastante, un massaccro» afferma il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. E avverte: «Un paese come il nostro non può rinunciare all'auto che è trainante per il settore industriale. Ci vuole un piano di rilancio e di ristrutturazione». Per il capogruppo del Pd nella Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, «il governo e la maggioranza dovrebbero cominciare a ricercare soluzioni condivise con l'opposizione sulle emergenze sociali, partendo dalla definizione di linee di politica industriale a sostegno dei settori strategici e da una riforma strutturale degli ammortizzatori sociali». Di Pietro coglie l'occasione per polemizzare con il governo. «L'atteggiamento del Governo è inaccettabile. Manca la forza di vincolare la concessione degli incentivi al settore all'impegno, da parte dell'azienda, a mantenere stabilimenti e occupazione in Italia». Poi sottolinea che «negli altri paesi industrializzati le case automobilistiche sono molteplici e la produzione è superiore al mercato interno». È sceso in campo anche il Presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo. «Il piano industriale della Fiat va rivisto. Sia il Governo sia tutti i sindacati sia la Regione hanno opposto un fiero no ad una impostazione che discrimina Termini Imerese. Si fa fronte alle difficoltà di tanti stabilimenti e Termini viene trattata come una sorta di vittima sacrificale di un rito pagano. Ci aspettiamo un fronte unico perchè questo piano vada rivisto».

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