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Tra i sondaggisti regna l'incertezza

Elezioni

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L'unica cosa certa è che non esistono certezze. Mancano quasi quattro mesi alle elezioni Regionali e il quadro è tutt'altro che chiaro. Anche per i principali sondaggisti italiani. Troppe le variabili. Anzitutto l'assenza di candidati in alcune delle Regioni più in bilico, poi il ruolo dell'Udc che non ha ancora sciolto le riserve rispetto alla sua collocazione, infine le condizioni locali che, in molti casi, propongono veri e propri scontri fratricidi all'interno delle due coalizioni. Anche per questo, contattato telefonicamente, Renato Mannheimer risponde cordialmente: «Mi dispiace, non ho dati. Ci risentiamo a gennaio». Ma i dubbi prevalgono anche in chi prova a lanciarsi nelle previsioni. Ipr Marketing   Per il direttore Antonio Noto il primo dato da analizzare è proprio il ruolo decisivo dell'Udc anche se, spiega, «non bisogna pensare che si tratti di un pacchetto di voti da spostare indifferentemente da una parte all'altra. L'Udc assieme al centrodestra vale più dell'Udc assieme al centrosinistra. Diciamo che oscilla tra il 6 e il 9%». Secondo Noto il Pdl non dovrebbe avere problemi in Lombardia («anche se Formigoni non ripeterà gli exploit del passato») e in Veneto («ma bisogna vedere le intenzioni di Galan»). Al contrario il centrosinistra, indipendentemente dall'Udc, è avanti in Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria e Basilicata. Per il resto regna l'indecisione. In Piemonte, ad esempio, l'appoggio dei centristi potrebbe essere determinante per la vittoria della candidata Pd Mercedes Bresso («lei è molto forte e alle scorse elezioni l'Udc stava con il centrodestra»). Discorso molto simile in Liguria e Calabria dove il distacco tra le due coalizioni sarebbe minimo con il centrosinistra in vantaggio nella prima e il centrodestra nella seconda. Caotica la situazione pugliese dove ad oggi mancano alleanze e candidati. Nel Lazio un accordo Udc-Pd potrebbe riaprire la partita con la «forte» Renata Polverini, mentre in Campania, qualora i centristi scegliessero il centrodestra, i giochi sarebbero praticamente chiusi («il vantaggio del Pdl ad ora è del 4-5%»). In ogni caso, conclude Noto, «tanto più la battaglia diventa nazionale, tanto più il centrodestra sarà favorito». Crespi ricerche. Luigi Crespi si lancia subito nelle sue previsioni: «In Lombardia, Veneto, Calabria vince il centrodestra; in Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Basilicata il centrosinistra che ha un lieve vantaggio anche in Piemonte e Liguria. Puglia e Marche sono una vera incognita con dati contraddittori, molto dipenderà dai candidati. In Campania il centrodestra è davanti, ma se non sceglie un nome forte da opporre a De Luca non otterrà un margine ampio. E nel Lazio parte favorita Renata Polverini». Istituto Piepoli   Anche Nicola Piepoli non si sottrae ad una previsione: «Il quadro attuale è di quattro Regioni sicure al centrosinistra (Emilia Romagna, Toscana, Marche e Umbria, ma con quest'ultime leggermente indecise) e due, Lombardia e Veneto, che cascasse il mondo, andranno al centrodestra. Delle restanti sette, almeno la metà andranno a destra». Anche se, aggiunge, Lazio e Calabria, sono in una situazione «assolutamente caotica», in Puglia «vincerà la destra perché c'è troppa confusione a sinistra», in Piemonte, Campania, Basilicata e Liguria «l'Udc potrebbe essere decisivo». Euromedia Research. Anche la sondaggista del Cavaliere Alessandra Ghisleri al momento non ha dati dettagliati sulle singole Regioni. «Si tratta di una tornata elettorale che merita attenzione - spiega - anche perché ci sono condizioni locali molto interessante. Con l'Udc che farà da ago della bilancia in diverse situazioni». Un ruolo fondamentale lo giocheranno sicuramente i candidati: «Normalmente alle Regionali il 60% dei votanti indica il candidato presidente che, proprio per questo, ottiene molti più consensi anche rispetto alla coalizione. Il segreto sta nel trovare il perfetto connubio tra alleanze e candidati che possano sottrarre voti alla parte politica in competizione». Così, ad esempio, in Lombardia appare in vantaggio Roberto Formigoni («è molto forte e può puntare su una continuità di lavoro»), nel Lazio Renata Polverini («gode di un ruolo sia a destra che a sinistra»), mentre in Liguria il candidato Pdl Sandro Biasotti, che è già stato governatore, «piace molto alla sinistra di Genova». E in Piemonte? «La sfida - commenta Ghisleri - è tra un candidato che deve farsi conoscere sostenuto da un'alleanza politica molto forte e un candidato forte sostenuto da una coalizione debole».

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