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La nuova stagione del Pdl

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Che la politica italiana passi repentinamente dall'insulto a prescindere alla richiesta un po' retorica di dialogo al limite del buonismo, è segno che qualcosa non andava, nella vita parlamentare, nel rapporto tra i partiti e nel confronto tra maggioranza e opposizione, e che la macchina dell'impazzimento di questi ultimi mesi deve essere ancora domata del tutto per assumere l'andamento normale per una democrazia. Sarà difficile da digerire, questa svolta, per i Di Pietro, i Santoro e gli estremisti silenziosi che ancora si muovono nell'opposizione parlamentare e di piazza. Vedremo. Invece, l'accelerazione improvvisa che l'attacco pazzoide e devastante a Berlusconi ha impresso alla chiarificazione dei rapporti nel Popolo della Libertà è un evento già pronto per l'analisi. Chi indugia nel sottolineare le fibrillazioni che ancora scuotono il centrodestra coglie solo l'aspetto secondario, la scossa di assestamento di una questione più vasta che riguarda i rapporti tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, ritornati co-fondatori del PdL e non più solo premier e presidente della Camera. In un partito che latita nella definizione degli organigrammi e nel radicamento territoriale e basa la sua esistenza sulle dinamiche dei rapporti interpersonali, l'esito della visita al San Raffaele di Fini è fondamentale: sono stati ravvivati canali di comunicazione diretta tra due personalità abituate a parlarsi negli ultimi tempi unicamente attraverso dichiarazioni alla stampa e intermediazioni di portavoce vari.  Con buona pace dei rissaioli che ancora sopravvivono nella stampa di destra, questo segna un cambio di passo. Le parole di ieri del sindaco di Roma Gianni Alemanno, «è tornato il sereno del centrodestra», fanno testo di questo mutamento repentino del clima complessivo che regola i rapporti tra l'ex Forza Italia e l'ex Alleanza nazionale. Fini e Berlusconi sono tornati a parlarsi, e questo può contribuire a risolvere molti problemi di stabilità del PdL. Lo si è visto nella convulsa giornata parlamentare inaugurata dal discorso sopra le righe di Fabrizio Cicchitto alla Camera e terminata con le parole dure di Fini contro la blindatura della Finanziaria: il presidente della Camera ha alzato la cornetta e ha chiamato Berlusconi per chiarire le sue perplessità sui “falchi” del centrodestra e sul pericolo di surriscaldare inutilmente l'atmosfera politica. L'incontro tra gli ex dirigenti di An e, soprattutto, il comunicato dell'Ufficio di presidenza del PdL, che contiene l'appello a una pax democratica tra i principali partiti e il rinvio della discussione della legge sulla cittadinanza, tra i motivi di attrito nel centrodestra, fanno riassunto di istanze diverse e sono ispirati alla volontà di tracciare una riga tra un prima e un dopo nella vita del PdL e dunque della maggioranza. In questi passi significativi sta, forse, l'ammissione di una responsabilità collettiva per lo spettacolo poco godibile di rissosità che ha offerto il PdL da giugno in poi, e la contemporanea constatazione che, se Berlusconi è leader indiscusso del centrodestra, Fini ne è un imprescindibile punto di riferimento politico.   I due, prossimi a nuovi colloqui telefonici, si rivedranno a breve, il tavolo di lavoro per discutere la fisionomia futura del PdL e la strategia politica della maggioranza e del governo è stato apparecchiato finalmente con i giusti commensali. Ieri Berlusconi, lasciando l'ospedale, ha detto che il suo dolore non sarà inutile se servirà a cambiare i toni della politica. Se fosse funzionale a cambiare i toni della discussione interna al PdL, sarebbe già una grande conquista.  

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