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Silvio: "Voglio tornare a lavorare"

Uno dei cartelli per il premier Berlusconi esposti fuori dal San Raffaele

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MILANO - È martedì sera. Berlusconi guarda dalla tv in camera la trasmissione Ballarò. Si arrabbia, si demoralizza a sentire che, quasi quasi, ora da vittima passa ad essere il carnefice. Essere accusato di essere l'istigatore di un gesto così violento, per il premier è davvero inaccettabile. Protesta, ricorda quello che ha detto anche in altre occasioni e nei comizi: lui è all'opposizione e la Rai è al governo, vince le elezioni e la Rai diventa anti-esecutivo. Non si riesce ancora a capacitare di quanto accaduto e nel corso della giornata si tormenta con gli interrogativi: «Ma possibile? A me sembra di aver fatto in Piazza Duomo un discorso moderato, non ho attaccato nessuno. Non sono io che istigo alla violenza. Come fanno a dipingermi in questo modo?». Continua l'amarezza del presidente del Consiglio, prosegue la sua incomprensione non solo per l'aggressione di domenica scorsa contro di lui, ma anche di come, in diversi modi, sia arrivato da più parti il sostegno a Massimo Tartaglia. Berlusconi non capisce «come questo sia possibile». Così come è dispiaciuto per il sondaggio mandato in onda da Porta a Porta, sempre martedì sera, secondo cui due italiani su dieci sarebbero dalla parte dell'aggressore. Tutti segnali, per il Cavaliere, dell'intenso clima di odio che esiste intorno a lui. Nel frattempo, i dolori restano. Anzi, aumentano con il passare delle ore. Il mal di testa è «persistente». Fastidioso a tal punto da volere, in alcuni momenti, rimanere a letto con le luci soffuse e in profondo silenzio. Ecco perché, contrariamente a quanto previsto in un primo momento, Berlusconi è rimasto un'altra notte in ospedale, la quarta. Non avrebbe voluto, ha cercato anche di evitarlo. Ma alla fine si è arreso alla volontà dei medici: «Meglio tenerlo un'altra giornata sotto controllo». Salvo complicazioni, sarà dimesso oggi nel primo pomeriggio, per essere trasferito nella sua casa di Arcore. Al settimo piano del reparto Q del San Raffaele continuano ad arrivare lettere, fax, fiori e regali. Il premier di questo è contento, quasi commosso. Fosse per lui, raccontano dal suo staff, riceverebbe tutti, parlerebbe con chi «fa tanta strada solo per salutarmi». Ma ieri, invece, le visite sono state ridotte al massimo. Solo qualche amico come Ennio Doris, arrivato di prima mattina. E la famiglia, con la figlia Marina rimasta due ore accanto al padre. Con il Cavaliere ci sono sempre la fidata segretaria Marinella, l'europarlamentare Licia Ronzulli (la quale ha messo a frutto la sua esperienza da ex manager ospedaliera assistendo il premier durante queste notti). C'è il medico di fiducia Alberto Zangrillo, che fa avanti e indietro dalla sua stanza. Ci sono tutti gli uomini della scorta. Berlusconi vorrebbe alzarsi, vorrebbe forse già riprendere a lavorare. Ma il dolore è tanto, con un mal di testa che non gli da tregua. La terapia degli antidolorifici è stata intensificata, motivo per cui dorme spesso, e a volte è intontito. È anche inappetente. «Dobbiamo insistere un po' per farlo mangiare, lui fa fatica», spiegano dallo staff. Mangia tutte cose molto morbide e tiepide. Ieri, per esempio, a pranzo ha mangiato un po' di riso in bianco, della crescenza, un po' di verdura cotta. Durante il giorno, gli vengono portate tante bibite (succhi di frutta, soprattutto) e yogurt. Nonostante tutto, la tendenza è quella di prendere carta e penna e pensare alle cose da fare. Ha fatto così pure ieri, dopo una notte travagliata che ha registrato anche un tentativo di irruzione di un giovane psicolabile torinese che, alle 2 di notte, si è presentato al piano del reparto. Berlusconi riposava ma non ha avuto problemi perché il ragazzo è stato immediatamente fermato dalle forze di sicurezza. Il premier in tutto ha dormito tre ore. Alle sei e mezza era già in piedi, seduto al tavolino della sua stanza a leggere i giornali. Poi, preso un foglio e una penna, ha fatto un elenco di cose da fare (in primis ringraziare tutte gli amici che gli hanno dimostrato solidarietà, così come mettere a punto una serie di appuntamenti di lavoro da qui alla fine dell'anno). Subito una riunione con lo staff tecnico (capitanato dal suo portavoce Paolo Bonaiuti), e via alle indicazioni sul da farsi. Filo diretto telefonico con Roma (soprattutto in vista dell'ufficio di presidenza del Pdl nel pomeriggio). Qualche telefonata con alcuni leader internazionali. E tanto, tantissimo riposo. Nella sua stanza, continuano ad essere recapitati tutti i fax che arrivano negli uffici dell'ospedale di Don Verzè. Gli viene portato anche il disegno di un bambino ricoverato sul suo stesso piano. Un piccolo foglio A4 con la scritta: «Presidente, non avere paura dei prelievi. Io ne ho fatti tanti». Berlusconi sorride. Oggi il premier dovrebbe rientrare ad Arcore. I medici prevedono un periodo di assoluto riposo di almeno 15 giorni. «Sarà difficile riuscire a tenerlo fermo», spiegano dal suo staff. Rimarrà a casa, e, bisbiglia qualche collaboratore, per fortuna c'è di mezzo il Natale così «sarà obbligato a non lavorare». La famiglia, figli e nipotini, si sta già organizzando per trascorrere più tempo possibile con lui.

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