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Fini resuscita An

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Gianfranco Fini

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Fini richiama An. E va alla conta interna. Vuole vedere ancora chi è con lui. O meglio, vuole che lo si dichiari in modo esplicito, visto che l'intento di questo controllo sulle truppe è uno solo: verificare che il 70% a quelli di Forza Italia e il 30% a quelli di An è ancora in piedi. O se si è ormai a un 90% di fatto di berluscones. Si comincia di primo mattino quando Fabio Granata, fedelissimo del presidente della Camera, gira tra i banchi del Pdl per una strano controllo: chiede ad alcuni deputati se sono disponibili a passare eventualmente con un fantomatico nuovo gruppo autonomo dal Pdl. Si agitano gli animi, lo stesso Granata è costretto a sospendere la sua ricerca anche per la scarsezza di adesioni. Dai finiani arrivano secche smentite mentre tutti i forzisti protestano con i vertici del partito. Girano anche voci di un possibile soccorso di un paio di deputati in arrivo da Italia dei Valori Tattica? Forse. Il momento più importante è a pranzo. Gianfranco richiama i colonnelli, quelli ai quali al congresso di An dell'anno scorso disse, citando Ezra Pound, di non aver paura delle proprie idee. Insomma, che non ci sarebbe stata alcuna corrente di An. Ognuno avrebbe nuotato da solo nel mare aperto del Pdl. Fini chiede di chiarire da che parte stanno. Per capire quale sia l'obiettivo basta fare un esempio: Gasparri è capogruppo del Pdl in quota An, se fosse organico al mondo berlusconiano dovrebbe dimettersi. Ragionamento che vale anche per i ministri, per esempio. Naturalmente tutti gli rinnovano la fiducia ma è evidente che Fini si accinge a chiedere una integrazione di propri uomini di fiducia al vertice del Popolo delle Libertà. Attualmente i suoi nell'ufficio di presidenza forse non arrivano a cinque. Per il resto l'ex leader di An chiede agli ex capi del suo ex partito di serrare i ranghi a restare uniti nell'azione di contrasto della Lega, soprattutto nel prossimo banco di prova: la legge sulla cittadinanza il cui iter sta entrando nel vivo proprio adesso. Poi l'annuncio: rivedrà presto Berlusconi. Si parla anche di domani. E stavolta non sarà un incontro umano come quello di lunedì al San Raffaele. Ma politico. Molto politico. Bisogna discutere di linea. Cambiare i toni. Più tardi, nel pomeriggio, lo dirà al tradizionale scambio di auguri con la stampa parlamentare: «Non è il caso di aggiungere altro a ciò che ha detto, in modo ripetuto e meditato, il capo dello Stato. Sarebbe sufficiente che i suoi richiami fossero l'orientamento di tutte le forze politiche per compiere un significativo passo avanti. Che il presidente della Repubblica abbia dovuto ripetere più volte il suo invito - sottolinea la terza carica dello Stato - è segno che si è superato il livello di guardia». Quindi puntualizza: «Non è corretto attribuire responsabilità a questo o a quello» sul clima politico. E invita, per un confronto in condizioni politiche diverse, a prendere gli inviti del presidente della Repubblica come «stella polare». All'uscita bocche cucite per tutti. Matteoli si infila in macchina e dice che tutto è andato bene. Urso, alla bouvette, pure. Gasparri è più loquace e dice: «È stato importante verificare la volontà di tutti di contribuire in modo positivo e attivo alla vita e alla crescita del Pdl. Portare avanti valori e principi che furono l'identità di An è utile al Pdl, tenendo conto - è la precisazione di Gasparri - di quelli che sono stati i nostri principi su sicurezza, contrasto all'immigrazione clandestina, questioni etiche ed altri temi i cui contenuti sono prevalenti in An. La sintonia con il nostro elettorato è fondamentale».

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