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Finanziaria, il Pd insegue l'Idv Non sanno che dire e vanno via

La Camera dei Deputati

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Al termine di una lunga notte di lavori, la Commissione Bilancio della Camera ha dato via libera alla Finanziaria, dopo aver approvato il maxi-emendamento proposto dal relatore. Al voto hanno partecipato solo i rappresentati della maggioranza, mentre l'opposizione ha lasciato i lavori in segno di protesta. Una discussione che si è protratta per tutta la notte, una maratona defatigante portata avanti dall'opposizione per montare un caso su una Finanziaria le cui voci principali erano note sin dal giorno precedente. L'obiettivo era di arrivare a dire che la maggioranza aveva di fatto posto una sorta di fiducia sulla Manovra in Commissione Bilancio e impedito l'inserimento degli emendamenti dell'opposizione. Su questo filo si è snodato il confronto serrato che per tutta la notte ha tenuto mobilitati i membri della Commissione di Montecitorio e a metà mattinata è arrivata la decisione da parte del centrosinistra di uscire dai lavori. Non prima però di aver cercato una sponda nel presidente della Camera. Ma Fini non ha potuto non far presente che il regolamento era stato rispettato alla lettera. «Accettare gli argomenti dell'opposizione avrebbe significato cambiare le destinazioni della spesa e quindi stravolgere la Manovra» spiega il relatore Massimo Corsaro che punta il dito sulla polemica tutta strumentale della sinistra e sottolinea che comunque gli emendamenti dell'opposizione, circa 150, sono stati votati.   Le votazioni però si sono svolte nell'arco di dieci minuti dopo che la nottata è stata impiegata nelle discussioni del centrosinistra. Questo svolgimento dei lavori però ha creato qualche perplessità anche nelle fila della maggioranza: «La loro difficoltà - ha detto infatti il capogruppo della Lega Massimo Bitonci riferendosi alle opposizioni - è la nostra difficoltà. Alcune cose le potremmo risolvere se fossimo tutti d'accordo». Ma il vicepresidente dei deputati del Pdl, Italo Bocchino è invece convinto che la responsabilità sia tutta dei partiti di minoranza che «cercano lo scontro». Non a caso prima che si concludesse l'incontro con Fini, Pd e Idv avevano già convocato una conferenza stampa per dare fuoco alle polveri. Domani la battaglia si sposta in Aula e potrebbe finire con il voto di fiducia. Il viceministro dell'Economia, Giuseppe Vegas, ha messo in chiaro che la blindatura del testo «dipenderà dagli emendamenti presentati». Ma il Pd è pronto per la carica. «La situazione che si è venuta a creare - spiega il capogruppo dei Democratici in commissione Bilancio Pier Paolo Baretta - è molto seria e queste tensioni si riverseranno tutte anche nell'Aula». Sarà una corsa contro il tempo giacchè il termine ultimo per licenziare il provvedimento a Montecitorio è stato fissato per il 22 dicembre. E l'ipotesi della fiducia appare più probabile. Per Vegas, il «valore sostanziale» della manovra è di 5,2 miliardi nel 2010 e l'impatto del testo, così come modificato dal maxiemendamento sul saldo netto da finanziare sarà di quasi nove miliardi nel 2010. Molte misure che non sono entrate nella Manovra saranno ospitate dal decreto legge sugli incentivi in arrivo a gennaio. Il patto per la Salute è rimasto sostanzialmente nella versione originaria e quindi scatta la possibilità di aumento della pressione fiscale. Sono previste ulteriori addizionali nelle Regioni che avendo sforato i conti della sanità, non rispettino i target dei piani di risanamento. Sono possibili addizionali pari a 0,3 punti per l'Irpef e 0,15 per l'Irap. Gli stanziamenti per il servizio sanitario nazionale aumentano di 1,6 miliardi nel 2010 ed è prevista una integrazione dei rimborsi Ici.  

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