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Andrea Gagliarducci Prima di tutto, un principio di "cautela".

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Laposizione della Chiesa cattolica su quanti si professano veggenti, o fanno una vita da "santoni", non è necessariamente chiusa. Certo, "il punto di partenza è sempre di una certa diffidenza", spiega don Mario Pieracci, responsabile Tempo Libero della Conferenza Episcopale Laziale. Pieracci è un volto noto del mondo cattolico, giornalista, scrittore, più volte ospite in trasmissioni televisive. Spiega don Pieracci: "Il perché santoni e veggenti o presunti tali proliferino, la Chiesa non può saperlo. Certo, la Chiesa si pone di fronte a questo fenomeno con molto distacco e con molta attenzione". Ma senza chiusure. "Lo Spirito - spiega ancora don Pieracci - può fare quello che vuole. La Chiesa, però, deve essere cauta nel riconoscerne l'opera. Penso a padre Pio, che durante la vita è stato continuamente messo 'sotto controllo' dalle autorità ecclesiastiche". Poi ci sono i casi come quello di Natuzza Evola, "mistica" siciliana, morta da poco: anche il suo vescovo, mons. Luigi Renzo, ne stimava l'opera, e ne ha celebrato i funerali. "Natuzza - spiega don Pieracci - era frequentata da molte persone, conosciuta, se ne vedevano le opere. In questi casi, è facile comprendere se quello che ci si trova di fronte è opera di Dio o opera del Demonio". E a volte basta anche osservare il comportamento. "È ovvio - sottolinea don Pieracci - che se una persona chiede denaro in cambio di un servizio, non è certamente un inviato di Dio". Il fenomeno dei santoni religiosi è però in forte crescita. Una crescita che va di pari passo con quella delle sette religiose. Il dubbio che viene è che vadano a riempire un vuoto di spiritualità che la Chiesa non riesce a colmare. Ma per don Pieracci non è quella la spiegazione. Molto più semplicemente, "ci si trova di fronte a gente imbrogliona, che vuole prendere in giro gli altri, e spesso ci riesce. Si presentano come persone fortemente religiose. Ma poi vengono smascherate anche abbastanza facilmente". I religiosi che si occupano del fenomeno scelgono di puntare sulla consapevolezza delle persone, sottolineando la possibilità di un rapporto diretto con Dio. "Invece di chiedere un miracolo a un intermediario - dice don Pieracci - vanno esortate le persone a inginocchiarsi davanti al Santissimo e chiedere il miracolo direttamente a Dio". Ci si deve basare, secondo don Pieracci, su "un principio che mi ha insegnato mons. Giaquinta, mio vescovo alla diocesi di Tivoli, morto in odore di santità: lui ricordava sempre che il Vangelo dice che un albero va riconosciuto dai frutti. Ci sono dei luoghi di santità che, indipendentemente da chi c'è, continuano ad essere frequentati. Luoghi come Lourdes, Fatima, dove i miracoli sono veramente successi". I santoni, invece, "i luoghi 'santi' li creano. O magari si fanno delle cappelle private nelle loro case. Ma quelle non sono riconosciute dalla Chiesa. E, se un sacerdote vi vuole celebrare Messa, deve chiedere il permesso al suo vescovo".

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