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L'emergenza non fermi il governo

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{{IMG_SX}}...il risultato di questa operazione ci trasmetterà il senso di confusione e di conflitto permanente a cui la prima carica dello Stato, ogni tanto, prova a porre rimedio. Comunque sia, il messaggio estemporaneo ma mediato, rilasciato ieri da Napolitano, si può condensare in tre appelli. Primo: mettere fine alla drammatizzazione della vita pubblica italiana, che i suoi protagonisti amano rappresentare come il sanguinoso campo di una battaglia infinita.Secondo, un governo legittimato dal consenso popolare e dalla fiducia parlamentare non può essere «abbattuto» - proprio così, abbattuto – attraverso strade che non siano quelle della politica ordinaria.Terzo: i magistrati pensino a fare bene il loro mestiere, ponendo un esercizio di autocontrollo a presidio delle loro dichiarazioni pubbliche. Evidentemente, il capo dello Stato è preoccupato del possibile show-down del confronto tra la maggioranza di governo e la magistratura, dei suoi esiti distruttivi, del caos di potere e di istituzioni che si potrebbe scatenare. L'invito alla calma e all'equilibrio del confronto, per come è stato presentato da Napolitano, sembra però allargare lo scudo della solidarietà presidenziale a Berlusconi. L'invito ai magistrati a non esondare dal proprio ruolo e al Parlamento a elaborare una politica ispirata al riequilibrio dei rapporti tra politica e giustizia saranno certamente ripresi come invito ad agire dal fronte berlusconiano, senza rinunciare alla polemica contro le procure politicizzate che hanno scatenato la campagna d'inverno contro Berlusconi. L'affermazione che l'unica maggioranza legittimata a governare può essere interpretata come un modo elegante ma fermo per sfilarsi dal sospetto, agitato smodatamente da qualche consigliere del premier, che in caso di crisi del governo, Napolitano starebbe già pensando a una qualche soluzione di tipo istituzionale per impedire le (improbabili, molto improbabili) elezioni. Se è vero che la moral suasion è l'unica vera arma a disposizione del Presidente della Repubblica, Napolitano l'ha utilizzata come auspicio e come monito. L'attuale debolezza politica dell'opposizione, fatte salve le intemerate di Di Pietro, ha posto alcuni magistrati, fors'anche non volontariamente, accanto ad alcuni organi di informazione, come contropoteri reali a una maggioranza politica che deve solo temere le proprie lacerazioni. Che il centrodestra non viva il suo momento migliore lo dimostra il risoluto richiamo all'ordine consegnato da Berlusconi all'ufficio politico del Popolo della Libertà, che però rischia di accentuare e non risolvere le tensioni proprio nella fase critica per il premier aperta dalla bocciatura del lodo Alfano. Probabilmente, anche osservando lo stato di difficoltà in cui versa il PdL, il senso globale del messaggio di Napolitano è quello di far presto: chiudere il prima possibile, senza morti e feriti, la partita riformatrice sulla giustizia, varare norme a protezione della vita governativa e parlamentare e tornare, finita questa fase di eccezione, a fare ciò per cui il governo è stato votato. Lo stesso auspicio, si presume, della grande maggioranza degli elettori.

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